PREMIATI
- 2023 Arch. Valentin Hostetter, Svizzera
- 2022 Arch. Sylvain Roumier
- 2021 Arch. Alessandro Livraghi, Italia
- 2020 Arch. Diego Conradin Vincenz Perez
- 2019 Arch. Elena Pozzoli, Italia
- 2018 Arch. Juliette Blatter, Francia
- 2017 Arch. Yuan Zhimin, Cina
- 2016 Arch. Alice Valtellino, Italia
- 2015 Arch. Geng Tian, Cina
- 2014 Arch. Nicola Andreani, Svizzera
- 2013 Arch. Lorenzo Roberto Pini, Italia
- 2012 Arch. Matteo Rapazzini, Italia
- 2011 Arch. Stefanie Häusler, Svizzera
- 2010 Arch. Jessica Stuecklin, Svizzera
- 2009 Arch. Chloe Portelette, Francia
- 2008 Arch. Francesco Ricci, Italia
- 2007 Arch. David Bellasi, Svizzera
- 2006 Arch. Alessandro Martinelli, Italia
- 2005 Arch. Anna Medeossi, Italia
- 2004 Arch. Mitsunori Sano, Giappone
- 2003 Arch. Lidor Gil-Ad, Israele
- 2002 Arch. Claudia Scholz, Germania
Architetto Valentin Hostetter, Svizzera
people_outline www.diploma.arc.usi.ch
file_download scarica curriculum (.pdf)Anno accademico 2022-2023
Atelier: Kersten Geers
Progetto: The Rack, un centro di smistamento pacchi a Milano Centrale
Commissione
Arch Ena Lloret Fritschi, Prof Carlo Dusi, Arch. Vitale Zanchettin, Prof. Howard Burns, Cosimo Filippini
Motivazione
Progetto ambizioso per un nuovo nodo di smistamento merci meccanizzato, integrato a funzioni di controllo, e collocato in posizione strategica nel nodo ferroviario di Milano. La proposta appare lungimirante nel riconoscere il ruolo crescente della logistica e individua le possibilità offerte dal rafforzamento di infrastrutture già esistenti, potenziando aree interstiziali. Pur lasciando consapevolmente aperti interrogativi di natura tecnica, il progetto definisce un modello teorico replicabile anche a diversa scala in contesti analoghi. I vantaggi determinati dalla centralizzazione di funzioni finora disperse nel territorio, sono evidenti. La struttura prevista è chiara, la rappresentazione di notevole efficacia.
Ambitious project for a new mechanized freight sorting hub, integrated with control functions and strategically located in the Milan railway center. The proposal is forward-looking, recognizing the growing role of logistics and identifying the opportunities offered by the strengthening of existing infrastructures and the enhancement of interstitial areas. While deliberately leaving open technical questions, the project defines a theoretical model that can be replicated on different scales in similar contexts. The advantages of centralizing functions that were previously scattered throughout the territory are obvious. The proposed structure is clear and its presentation is remarkably effective.
Tema lavoro di diploma
Milan.O - Storie.S*
Il Diploma 2022/2023 si svolgerà a Milano, sotto la direzione del professor Riccardo Blumer che ha individuato alcuni autori, selezionati in base alla disciplina di appartenenza (architetto, artista, regista, fotografo, scenografo, critico musicale, produttore televisivo, gallerista, illustratore, filosofo, storico) i quali proporranno una lettura di Milano attraverso una loro "storia", legata a luoghi specifici della città, anche d'epoche diverse.
Attraverso queste "storie" gli atelier saranno liberi di dare una interpretazione architettonica dei luoghi evocati, completandoli, immaginandoli o modificandoli secondo il principio che la città è architettura e che quindi le "storie" hanno precise dipendenze con le "forme".
Ogni autore terrà una lezione agli studenti in un luogo diverso di Milano, con l'obiettivo di compiere un "viaggio" nella città. Grazie alla collaborazione con il Consolato Generale e la Camera di Commercio Svizzera in Italia, alcuni incontri si svolgeranno presso il Centro Svizzero di Milano, nell'edificio progettato da Armin Meili.
Direzione
- Riccardo Blumer
Professori di Diploma
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Riccardo Blumer
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell & Shelley McNamara
- Kersten Geers
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Muck Petzet
- Jonathan Sergison
Membri della giuria
- Matilde Cassani
- Christoph Frank
- Paolo Zermani
- Franz Graf
- Mario Monotti
- Carlo Dusi
Coordinamento
- Monica Sciarini
- Francesco Tencalla
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Milan.O - Storie.S*
The Diploma 2022/2023 will be set in Milan, under the direction of Professor Riccardo Blumer, who has identified various authors, selected on the basis of the fields they work in (architect, artist, theatre director, photographer, set designer, music critic, TV producer, gallerist, illustrator, philosopher, historian), who will present a reading of Milan, each through a "story" of their own, linked with specific places in the city, even from different periods.
Through these "stories" the design studios will be free to give an architectural interpretation of the places evoked, completing, imagining or modifying them, in keeping with the principle that the city is architecture and so the "stories" are precisely dependent on the "forms". Each author will give the students a lecture in a different place in Milan, with the purpose of making a "journey" through the city. Thanks to collaboration with the Consulate General and the Swiss Chamber of Commerce in Italy, some meetings will take place at the Swiss Centre in Milan, in the building designed by Armin Meili.
Director
- Riccardo Blumer
Professors in charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Riccardo Blumer
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell & Shelley McNamara
- Kersten Geers
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Muck Petzet
- Jonathan Sergison
Jury members
- Matilde Cassani
- Christoph Frank
- Paolo Zermani
- Franz Graf
- Mario Monotti
- Carlo Dusi
Coordination
- Monica Sciarini
- Francesco Tencalla
* Source: arc.usi.ch, courses, diploma
Descrizione del progetto
Milanogram - The Rack - un centro di smistamento pacchi a Milano Centrale. Nel 1953, gli architetti Giulio Minoletti ed Eugenio Gentili vinsero un concorso per un progetto di un nuovo terminal aeroportuale presso la stazione centrale di Milano. Come complemento al progetto, proposero anche di riorganizzare la Piazza Ducale D'Aosta per facilitare l'accesso automobilistico. Inoltre, aggiunsero un nuovo edificio per uffici come facciata per la nuova area modernista. Il nuovo edificio, delle dimensioni di 180x12x83 metri, avrebbe dovuto ospitare uffici per l'amministrazione della stazione, oltre a spazi in affitto. A causa di un mancanzo di budget, il progetto non fu mai completato.
Nel contesto di una Milano alternativa proposta dal workshop, immagino l'arrivo delle Poste Italiane come ulteriore investitore, rendendo possibile il progetto. Tuttavia, la posizione attuale dell'edificio non è adatta a questo nuovo investitore, che sta anche progettando di costruire un nuovo centro di smistamento pacchi in previsione di un aumento della domanda in questo settore. Le Poste stanno quindi chiedendo che il progetto sia ripensato...
Negli ultimi 5 anni, il numero di pacchi inviati per posta è triplicato. È diventato imperativo aprire nuovi centri di smistamento. In molti paesi, le aziende postali stanno raddoppiando le loro infrastrutture e cercando modi sempre più veloci ed efficienti per consegnare i pacchi. Oltre alla crescente domanda, i consumatori richiedono tempi di consegna sempre più brevi, mettendo alla prova la logistica del sistema. La città di Milano è in un punto strategico per l'import-export tra l'Italia e il resto d'Europa. Storicamente, la città è stata pioniera nello sviluppo dei servizi postali. Tuttavia, la consegna delle merci affronta nuove sfide. L'uso di camion per il trasporto delle merci sta mettendo a rischio il paesaggio alpino, accelerando lo scioglimento delle nevi e aumentando l'inquinamento idrico. Pertanto, è necessario incentivare lo sviluppo del trasporto ferroviario. Il progetto si articola in due parti. La parte sostanziale del programma, ovvero il centro di smistamento, i ristoranti, i negozi e un asilo nido, saranno collocati negli attuali portici della stazione di Milano, ora in stato di abbandono. Un edificio con gru posizionato direttamente sui binari permetterà di caricare i contenitori sui treni attraverso un'apertura nel tetto del centro di smistamento. I primi piani di questo stesso volume, in dialogo con la composizione degli edifici esistenti sui binari, ospiteranno anche gli uffici amministrativi del centro di smistamento.
La seconda parte del programma è situata ai piani superiori dell'edificio con la gru. Qui troviamo gli uffici amministrativi per la Stazione Centrale di Milano, così come le funzioni assegnate a una torre di controllo standard per la gestione dei punti. Come la maggior parte degli edifici di controllo, l'edificio ha una 'testa' in cui è situata la parte principale del centro di controllo. Ironicamente, l'edificio ha anche una 'coda' per completare la metafora. La zoo-morfologia dell'edificio è un eco diretto della prima stazione di controllo, situata a una cinquantina di metri avanti sui binari.
Il progetto si presenta come un intervento sia brutale che rispettoso, che ci obbliga a rivalutare l'attenzione che prestiamo ai chilometri di portici abbandonati dietro la stazione di Milano. In linea con i progetti di Archigram, la proposta ravviva l'immaginario di una città connessa in rete.
Milanogram - The Rack - Package Sorting Center at Milano Centrale Main Station. In 1953, the architects Guilio Minoletti and Eugenio Gentili won the competition for a project for a new airport terminal at Milan's central station. As an addition to the project, they also proposed to rearrange the Piazza Ducale D'Aosta to facilitate car access. They are also adding a new office building as a façade to the new modernist area. The new building, measuring 180x12x83 metres, was to house offices for the station's administration as well as rental space. Due to a lack of budget, the project was never completed.
In the context of an alternative Milan proposed by the workshop, I imagine the arrival of Poste Italiane as an additional investor, making the project possible. However, the current position of the building does not suit this new investor, who is also planning to build a new parcel sorting centre in anticipation of an increase in demand in this sector. La Poste is therefore asking for the project to be rethought...
Over the last 5 years, the number of parcels sent by post has tripled. It has become imperative to open new sorting centres. In many countries, postal companies are doubling their infrastructure and looking for ever faster and more efficient ways of delivering parcels. In addition to growing demand, consumers are demanding ever-shorter delivery times, which is putting the system's logistics to the test. The city of Milan is at a strategic point for import-export between Italy and the rest of Europe. Historically, the city was a pioneer in the development of postal services. However, the delivery of goods is facing new challenges. The use of lorries to transport goods is endangering the Alpine landscape by accelerating snowmelt and increasing water pollution. We therefore need to encourage the development of rail transport. The project can be read in two parts. The bulk of the programme, i.e. the sorting centre, restaurants, shops and a day nursery, will be located in the existing arcades of Milan station, which are now derelict. A crane building placed directly on the tracks will allow containers to be loaded onto trains through an opening in the roof of the sorting centre. The first floors of this same volume, in dialogue with the composition of the existing buildings on the tracks, also house the sorting centre's administrative offices.
The second part of the programme is located on the upper floors of the crane building. Here we find the administrative offices for Milano Centrale station, as well as the functions assigned to a standard control tower for managing the points. Like most control buildings, the building has a 'head' in which the main part of the control centre is located. Ironically, the building also has a 'tail' to complete the metaphor. The zoo-morphology of the building is a direct echo of the first control station, located some fifty metres ahead on the tracks.
Le projet se présente comme une intervention à la foi brutale et respectueuse, qui oblige à reconsidérer l'attention que nous portons aux kilomètres d'arcades abandonnées à l'arrière de la gare de Milan. Dans la continuité des projets d'Archigram, la proposition fait renaitre l'imaginaire d'une ville-réseaux. The project presents itself as an intervention that is both brutal and respectful, forcing us to reconsider the attention we pay to the kilometres of abandoned arcades at the back of Milan station. In keeping with Archigram's projects, the proposal revives the imagination of a networked city.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Valentin Hostetter / Foto modello di Alberto Canepa.
people_outline www.diploma.arc.usi.ch
Anno accademico 2021-2022
Atelier: Frédéric Bonnet
Progetto: Snow White and the Seven Dwarfs, Bruxelles
Commissione
Arch Ena Lloret Fritschi, Prof Christoph Franz Graf, Arch. Pierre Alain Croset, Prof. Howard Burns, Cosimo Filippini
Motivazione
La Giuria del Premio Boni ha constatato l'alto livello dei progetti di Diploma di quest'anno e la grande qualità dei documenti preparatori elaborati dal Prof. Frédéric Bonnet, che hanno offerto molte diverse possibilità di declinare il tema: "FIrminy. Post utopia, an architectural fiction". Tra i 46 migliori progetti, già premiati con il massimo dei voti, il lavoro sviluppato da Alessandro Livraghi spicca per l'intelligenza e profondità della ricerca, per la chiarezza e qualità estetica delle mappe, diagrammi e disegni architettonici, e soprattutto per la maturità dimostrata in tutti i testi e negli elaborati grafici. Diversamente da un tradizionale progetto architettonico che si conclude con l'elaborazione di un edificio, la sua Tesi è concepita come un sofisticato dispositivo di ricerca che pone al centro dell'attenzione i grandi temi ambientali legati al cambio climatico e propone concrete strategie di azione a scala territoriale. La brillante proposta di considerare il Massif Central come un'immensa "macchina di flussi energetici" non viene affrontata in termini solo ingegneristici: le acque rigenerate nel progetto alimentano immagini architettoniche di possente valore figurativo.
The jury of the Boni Prize has noted the high standard of this year's diploma projects and the exceptional quality of the preparatory documents developed by Prof. Frédéric Bonnet, which offered a multitude of ways of interpreting the theme: "Firminy. Post-Utopia, an architectural fiction". Among the 46 top projects that have already been awarded the highest marks, the work developed by Alessandro Livraghi stands out for its intellectual depth and research rigor, the clarity and aesthetic quality of its maps, diagrams and architectural drawings, and above all for the maturity displayed in all the texts and graphic representations. Unlike a traditional architectural project that culminates in the design of a building, his thesis is conceived as a sophisticated research mechanism that focuses on the major environmental issues related to climate change and proposes concrete action strategies at the territorial scale. The ingenious proposal to consider the Massif Central as an immense "machine of energy flows" is not addressed in merely engineering terms: the regenerated waters in the project fuel architectural images of powerful symbolic value.
Tema lavoro di diploma
From Brussels with Love. The production of culture.*
Cinque anni fa un'indagine del “New York Times”, intitolata Perché Bruxelles è la nuova Berlino?, confermava una tendenza in atto nella capitale belga, dove artisti da tutto il mondo si riversano in città, si aprono gallerie e si tengono eventi. Come per tanti altri posti che hanno sperimentato un trend simile, si possono individuare molte ragioni di questa fioritura culturale, che tuttavia si riconducono semplicemente alle condizioni stesse della città: cosmopolita e poco costosa. E inoltre, con spazi disponibili. Al di là dei luoghi d'arte visibili - musei e gallerie, teatri e sale da concerto, istituzioni consolidate o spazi industriali riconvertiti - ci sono posti dove gli artisti possono vivere e lavorare, uscire e scambiarsi idee. La produzione di cultura avviene (anche) in locali e salotti, uffici e loft, studi e atelier. Il nostro obiettivo è indagare questi spazi e identificare un prerequisito urbano per una categoria così sfuggente come la cultura. Inoltre, vogliamo esaminare come ci siano tipologie spaziali che possono venire finalizzate a nuovi utilizzi (culturali). In questo progetto di Diploma ogni atelier si occuperà di un particolare tipo di spazio, scegliendo tra circa 150 siti che a Bruxelles negli anni passati sono stati oggetto di concorsi di architettura. Al lavoro daranno un contributo anche numerosi artisti che vivono e lavorano a Bruxelles, confrontandosi con le tipologie spaziali proposte. La nostra speranza è che il Diploma non solo stabilisca un nesso significativo tra la produzione della cultura e il ruolo strumentale dell'architettura all'interno di questo processo, ma che nel suo insieme fornisca anche un ritratto alternativo della città, contribuendo alla sua storia culturale.
Direzione
- Kersten Geers
Professori di Diploma
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Riccardo Blumer
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell & Shelley McNamara
- Kersten Geers
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Muck Petzet
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
Membri della giuria
- Eva Franch i Gilabert
- Enrique Walker
- Simona Malvezzi
- François Charbonnet
- Emanuel Christ
- Sonja Hildebrand
- Franz Graf
- Mario Monotti
- Sascha Roesler
Coordinamento
- Monica Sciarini
- Jelena Pancevac
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
From Brussels with Love. The production of culture.*
Five years ago, a New York Times investigation entitled "Why is Brussels the New Berlin?" confirmed an ongoing trend in the Belgian capital: artists from all over the world were flocking to the city, galleries were opening and events were taking place. As in many other places that have experienced a similar trend, there are various reasons for this cultural flourishing. But they all boil down to one thing: the city is cosmopolitan and affordable. There is also the availability of space. Beyond the visible art venues - museums and galleries, theaters and concert halls, established institutions or repurposed industrial spaces - there are places where artists can live and work, go out and exchange ideas. Cultural production also takes place in bars and living rooms, offices and lofts, studios and ateliers. Our goal is to explore these spaces and identify an urban precondition for such an elusive category as culture. We also want to explore how there are spatial typologies that can be repurposed for new (cultural) uses. In this diploma project, each studio will focus on a specific type of space, chosen from about 150 sites in Brussels that have been the subject of architectural competitions in recent years. A number of artists living and working in Brussels will also contribute to the work and engage with the proposed spatial typologies. We hope that the diploma will not only establish a meaningful link between cultural production and the instrumental role of architecture in this process, but also provide an alternative portrait of the city and contribute to its cultural history.
Director
- Kersten Geers
Professors in charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Riccardo Blumer
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell & Shelley McNamara
- Kersten Geers
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Muck Petzet
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
Jury members
- Eva Franch i Gilabert
- Enrique Walker
- Simona Malvezzi
- François Charbonnet
- Emanuel Christ
- Sonja Hildebrand
- Franz Graf
- Mario Monotti
- Sascha Roesler
Coordination
- Monica Sciarini
- Jelena Pancevac
* Source: arc.usi.ch, courses, diploma
Descrizione del progetto
Il quartiere nord di Bruxelles occupa una posizione strategica nella capitale, all'incrocio delle vie marittime e ferroviarie del paese, attraversato da un sistema di parchi in piena espansione. Tuttavia, le sei torri di alloggi sociali del complesso Laekenois soffrono di un certo isolamento sociale e urbano, in parte dovuto al parcheggio sopraelevato attorno al quale sono costruiti i blocchi, che annulla ogni relazione con la strada circostante.
In questo contesto, il progetto interroga l'eredità modernista e cerca soluzioni sostenibili per reintegrare questo luogo nella città. Per comprendere meglio le sfide di un sito del genere, sono state effettuate diverse visite e interviste per definire i bisogni degli abitanti e anche le relazioni più ampie a livello urbano. Questo lavoro ha evidenziato il ricco tessuto associativo del quartiere, ma anche la mancanza di spazi adeguati per ospitare le varie attività. I rapporti derivanti da iniziative partecipative nel contesto del contratto di quartiere sostenibile Héliport-Anvers hanno sottolineato la necessità di aumentare gli spazi dedicati allo sport, al commercio locale, agli spazi comunitari, ecc. Le discussioni hanno anche evidenziato la problematica delle persone anziane, spesso isolate e in condizioni precarie. Secondo le statistiche, rappresentano addirittura il principale gruppo sociale presente sul sito. La mancanza di diversità negli appartamenti e la grande proporzione di alloggi di piccole dimensioni spiegano in parte questo fatto.
Il progetto non cerca di negare l'eredità degli anni '70, ma tenta di considerare le soluzioni disponibili per gli architetti nel futuro che permettono, con un investimento ragionevole, di riportare vita e dialogo in questi luoghi spesso trascurati. Il primo atto si concentra sul parcheggio sopraelevato al piano terra, creando un'apertura che estende il parco Maximilien e integra i blocchi in un sistema più ampio. Una serie di cortili con caratteristiche e atmosfere proprie costituisce questo nuovo spazio pubblico, mentre le parti rimanenti della piazzola sono a disposizione degli inquilini. Il secondo atto valorizza gli spazi residui prodotti dall'orientamento est-ovest delle torri aggiungendo volumi di due piani che creano un orizzonte più basso e più umano sulla strada. Questi nuovi volumi ospitano programmi pubblici al piano terra in base ai bisogni espressi dagli abitanti (relocazione della casa del quartiere, commercio, sport, ecc.). Al piano superiore vengono sviluppate diverse tipologie di alloggi per artisti e anziani, inoltre vengono proposti grandi appartamenti con un atelier indipendente per famiglie numerose. Infine, per l'ultimo atto, l'introduzione di un programma esterno dedicato alle arti performative lungo la faglia aumenta le relazioni con il quartiere e si manifesta verticalmente sotto sette tetti notevoli. La nuova configurazione offre una lettura più sfumata dei blocchi modernisti, ora in secondo piano, e forma un insieme urbano più misto e complesso.
Documentazione aggiuntiva
file_download scarica Snow White and the Seven Dwarfs (.pdf)
file_download scarica Portfolio Sylvain Roumier (.pdf)The northern district of Brussels occupies a strategic position in the capital, at the crossroads of the country's maritime and rail routes, crossed by a park system under development. However, the six social housing towers of the foyer Laekenois suffer from social and urban isolation, partly due to the parking slab around which the blocks are built and which annihilates any relationship to the street.
In this context, the project questions the modernist heritage and attempts to find viable ways to return this place to the city. To better understand the challenges of such a site, several visits and interviews were carried out in order to define the needs of the inhabitants but also the wider relationships at the city scale. This work highlighted the rich network of associations in the area, but also the lack of space to host the various activities. The reports of the participatory processes in the framework of the Heliport-Antwerp sustainable neighbourhood contract highlighted the need to increase the spaces dedicated to sport, local commerce, community spaces, etc. The discussions also revealed the problem of the elderly, who are often isolated and in a precarious situation. According to the statistics, they even represent the main social group present on the site. The lack of diversity in the flats and the high proportion of small dwellings partly explain this fact. The project does not seek to deny the legacy of the 1970s, but tries to consider the solutions available to architects for the future, which, with a reasonable expense of means, would allow to give life and to open a dialogue in these often neglected places.
The first act works on the parking slab on the ground floor by opening a breach which results in the extension of Maximilian Park and thus inscribes the blocks in a larger system. A series of patios with their own qualities and ambiences constitute this new public space, while the remaining parts of the slab are available to the residents. The second act enhances the residual spaces produced by the east-west implantation of the towers by adding two-storey volumes that provide a lower, more human horizon on the street. These additions accommodate the public programme on the ground floor according to the needs expressed by the inhabitants (relocation of the community centre, shops, sports, etc.). And on the first floor, other types of housing (cluster) for artists and seniors are developed, as well as large flats with a studio that can be made independent for large families. Finally, for the last act, the introduction of an exogenous programme dedicated to performing arts along the fault line increases the relationship to the neighbourhood and manifests itself vertically under seven remarkable roofs. The new figure offers a more nuanced reading of the modernist blocks, which are set back, and forms a more mixed and complex urban ensemble.
Additional documentation
file_download download Snow White and the Seven Dwarfs (.pdf)
file_download download Portfolio Sylvain Roumier (.pdf)Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Sylvain Roumier / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Alessandro Livraghi, Italia
people_outline www.diploma.arc.usi.ch
file_download scarica curriculum (.pdf)Anno accademico 2020-2021
Atelier: Frédéric Bonnet
Progetto: Phronesis. Climate Design and Radical Indigenism
Commissione
Arch. Stanislaus von Moos, Arch. Francesca Torzo, Arch. Pierre Alain Croset, Prof. Howard Burns, Cosimo Filippini
Motivazione
La Giuria del Premio Boni ha constatato l’alto livello dei progetti di Diploma di quest’anno e la grande qualità dei documenti preparatori elaborati dal Prof. Frédéric Bonnet, che hanno offerto molte diverse possibilità di declinare il tema: "FIrminy. Post utopia, an architectural fiction". Tra i 46 migliori progetti, già premiati con il massimo dei voti, il lavoro sviluppato da Alessandro Livraghi spicca per l’intelligenza e profondità della ricerca, per la chiarezza e qualità estetica delle mappe, diagrammi e disegni architettonici, e soprattutto per la maturità dimostrata in tutti i testi e negli elaborati grafici. Diversamente da un tradizionale progetto architettonico che si conclude con l’elaborazione di un edificio, la sua Tesi è concepita come un sofisticato dispositivo di ricerca che pone al centro dell’attenzione i grandi temi ambientali legati al cambio climatico e propone concrete strategie di azione a scala territoriale. La brillante proposta di considerare il Massif Central come un’immensa "macchina di flussi energetici" non viene affrontata in termini solo ingegneristici: le acque rigenerate nel progetto alimentano immagini architettoniche di possente valore figurativo.
Tema lavoro di diploma
Firminy. Post-utopia, una finzione architettonica.*
Il Diploma 2021 sarà sviluppato a partire da Firminy, icona dell’approccio concettuale all’architettura e alla città elaborato dal Movimento Moderno. Il Il quartiere di Firminy-Vert, oggi patrimonio mondiale dell’Unesco, venne progettato in una città ancora industriale a metà degli anni Cinquanta, durante la ricostruzione postbellica, cui fece seguito l’intervento di Le Corbusier.
L’odierno stato della città combina l’ordinario — la «città normale» come direbbe Richard Sennett — con lo straordinario, banalità e junkspace, come pure opere eccezionali e generosi brani paesaggistici; un sistema urbano di media scala associato a un forte rapporto con la campagna e l’hinterland periurbano.
Partendo da Firminy proponiamo un esperimento, una finzione architettonica, una visione alternativa e aggiornata del “sogno” modernista alimentata dal feedback accumulatosi nel corso degli ultimi cinque decenni e dalle problematiche contemporanee. Invece di considerare la situazione esistente come contesto del Diploma, intendiamo: 1) avviare una riflessione che partendo dalla situazione venutasi a creare a metà degli anni Sessanta si volga in prospettiva; 2) estendere i confini dell’indagine dal sito modernista di Firminy fino ai suoi sviluppi territoriali interdipendenti, dal nucleo in restringimento della vicina Saint-Etienne alla campagna periurbana.
Ai fini dell’esperimento, non penseremo a ciò che sarebbe dovuto accadere, bensì a quello che sarebbe potuto accadere, come in un sistema aperto di sviluppo alternativo, dove l’architettura suggerisce gli esiti di molteplici situazioni interdipendenti: la città post-industriale e il suo nucleo in contrazione, il centro stesso di Firminy-Vert e l’intervento di Le Corbusier, che rimane intatto come un chiostro cistercense, i resti industriali, i villaggi vicini progressivamente densificati, le mete e le principali strutture collettive, le infrastrutture e la campagna, che un tempo faceva da sfondo romantico ai capolavori modernisti e che è diventata l’estensione naturale dello stile di vita urbano e del suo sistema di risorse.Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Riccardo Blumer
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Kersten Geers
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Muck Petzet
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Firminy. Post utopia, an architectural fiction.*
Diploma 2021 will be developed from Firminy, an icon of the modern movement’s conceptual approach to architecture and the city. Firminy-Vert was designed in the mid-fifties in a still industrial city, during post-war reconstruction, followed by Le Corbusier’s work, now a Unesco world heritage site.
This urban situation combines the ordinary – the “normal city” as Richard Sennett would say – together with the extraordinary, banality with “junkspace”, as well as exceptional pieces and generous landscape features, a medium-scale urban system with a strong relationship with its countryside and peri-urban hinterland.
From this, we propose an experiment, an architectural fiction, an updated counter-vision of the modernist “dream” nurtured by the feedback that the last five decades and the contemporary challenges suggest. Instead of taking the existing situation as the Diploma context, we want to 1/ launch reflection on a prospective basis from the situation in the mid sixties, 2/ extend the boundaries from the modernist site of Firminy to its interdependent territorial features, from the shrinking core of nearby Saint-Etienne to the peri-urban countryside.
Through this experiment, we will not be thinking about what should have happened, but about what could have happened, as an open system of alternative development, where architecture gives outcomes to manifold interdependent situations: the post-industrial city and its shrinking core, the very heart of Firminy-Vert and Le Corbusier’s work, which remains untouched like a Cistercian cloister, the industrial remains, the nearby villages progressively densified, the main collective hotspots and facilities, the infrastructures, the countryside, which used to be the romantic background to the modernist masterpieces and has become the natural extension of an urban lifestyle and resource system.Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Riccardo Blumer
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Kersten Geers
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Muck Petzet
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, courses, diploma
Descrizione del progetto
What is a sustainable effort to deal with climatic changes?
My project is not just a manufact but the whole process and strategies to answer this ques-tion. The Greek word Phronesis represents the meeting point between theoretical knowl-edge and practical knowledge and therefore I think it best represents the hybrid approach I would like to propose in this volume.
The main issue related to sustainability is mainly commonality and the kind of architecture which is required is an Architecture of Percolation. It raises from a civic action, providing to community tools to manage, unlock and activate resources creating a public face that it is able to attract processes and new habits. But it also requires an effort of adaptation, aware-ness, education and taking responsibilities. This last aspect is crucial because when respon-sibilities are well distributed also maintaining the system costs less. Understanding which are the Commons, the limits and conditions to access to them was the first thing I did. I studied climates and the topological conditions of the landscape to understand where to act and in which way. I focused on the local phenomena of water and winds conceiving the Massif Central as a huge natural machine of flows. During the analysis I detected the most sensible points: The Cradle and The Gate. The first one is a key point into the complex water system of the region, protagonist of huge floods events during centuries, and is located at a natural corridor that channels the wind. The second represents the more urban face of the project as it is attached to Firminy; it is a large disused industrial area to be reclaimed.
The main climate preview for the future is quiet a paradox: global warming will cause, during cold seasons, an increasing of catastrophic events, due to the more frequent Episode Cevenol (linked to the inefficiency of the existing water retention system); in warm seasons, drought unbearable heat in cities and lack of pastures (which are crucial for the current agricultural system).
Everything orbits around safeguarding of wetlands because in the paradox the solution lies into the problem: collecting efficiently the water in cold seasons in order to use it during warm periods. Focusing on the clever use of natural resources avoiding mechanical engines and dissipation of energy was one of my main issues, together with building a solid network of rules and cooperation.
The project acts in different scales, first of all the territorial one. The main idea is to create a climatic infrastructure and microclimatic pockets to improve wetlands and water manage-ment. In this effort the ethnographic approach of many cases was crucial. The result is a big machine of channels and collecting basins, built into the most suitable spots, which gener-ates a functional and connective system which bring together all the devices.
The Cradle gives me the opportunity to rethink how agriculture has to be redefined to meet new climatic changes; The Gate instead gives me the opportunity to act on an urban fabric redefining the concept of public space. The idea is to transform the old industrial area into a climatic lung for Firminy, collecting the water from the mountains, which is the main cause of urban floods, and ventilating following the wind axes.
The whole management effort of the new devices will contribute to reach an autonomous awareness into Governing the Commons.
Documentazione aggiuntiva
file_download scarica Architecture of Commons, resume (.pdf)
file_download scarica Architettura dei Commons, riassunto (.pdf)
file_download scarica Phronesis. Climate Design and Radical Indigenism, book (.pdf)Video di presentazione
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Alessandro Livraghi / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Diego Conradin Vincenz Perez
people_outline www.diploma.arc.usi.ch
Anno accademico 2019-2020
Atelier: Kersten Geers
Progetto: The Last Gas Station, A carbon-neutral fuel plant along the E35, Chiasso
Commissione
Dir. Riccardo Blumer, Arch. Roberto Briccola, Arch. Alessandro Scandurra, Prof. Howard Burns, Zeno Filippini
Motivazione
In questo particolare momento storico che ha privato gli studenti dello stimolante confronto in presenza con il docente ma soprattutto con gli altri, ci troviamo a valutare la grande quantità di lavoro svolto.
La giuria, considerati i principi di cura e sensibilità nei confronti del territorio e la necessità che i progetti di diploma siano un momento di proposta creativa e contributo al miglioramento della vita degli individui e della collettività, ha molto apprezzato che gli studenti abbiano affrontato un tema paesaggistico e territoriale.
Chiasso rappresenta un luogo di contraddizioni specifiche e il tema piu’ generale del “confine” e’ stato qui interpretato in modalità, strategie e scale diverse.
Nell’affrontare un tema cosi’ ampio, emblematico e simbolico, la giuria ha chiaramente percepito le difficoltà di comunicare e rendere chiaro il rapporto migliorativo tra progetto e stato delle cose.
Queste difficoltà sia tematiche che di modalità operative non hanno bloccato la grande professionalità con la quale sono state sviluppate le diverse strategie di intervento, ma temiamo abbiano limitato l’opportunita di costruire proposte efficaci e sintetiche di trasformazione che non solo risolvano questioni architettoniche e urbane, ma che dichiarino un nuovo sguardo ampio sulla trasformazione del paesaggio capace di produrre una reale proposta di miglioramento della vita degli individui attraverso il loro rapporto con il contesto sia naturale che urbano all’interno di una visione di sviluppo evolutivo della collettività.
Ora veniamo al diploma, come atto coraggioso e generoso, che unisce visione e realtà, che sa muoversi verso una concreta evoluzione culturale.
Il diploma selezionato di Vincenz Perez Diego Conradin sa interpretare in maniera strategica e allusiva sia il tema generale del “confine” che la natura specifica della città di Chiasso, che nelle sue infrastrutture si estende nel territorio, oltre a porre lo sguardo del progetto in termini piu’ ampi con una riflessione sul rapporto tra uomo e natura, tra infrastruttura e urbanità.
Il tema specifico della “stazione di benzina ecologica”, anche se rappresenta una sottile forzatura sia dal punto di vista tipologico, dimensionale e tecnologico, e’ stato affrontato in maniera convincente sia alla scala paesaggistica che a quella architettonica e figurativa e i disegni riescono a costruire un immaginario di reale trasformazione dei comportamenti della collettività.
Tema lavoro di diploma
Chiasso Ponte Chiasso. Integrazione*
Con il Diploma di quest’anno rimarremo molto vicini all’Accademia. Ci concentreremo infatti su Ponte Chiasso, il valico di frontiera tra Chiasso e Como, esaminando il territorio racchiuso in un cerchio di 3,5 km di raggio che comprende una varietà di situazioni e siti interessati dal confine, con le sue particolari implicazioni economiche e sociali, le sue infrastrutture e le differenze di valuta, valori, leggi ed organizzazioni politiche. Gli studenti dovranno analizzarne la situazione urbana, sociale ed economica, e svilupperanno i propri programmi affrontando problemi e temi vincolanti: migrazione e integrazione, alloggi a prezzi accessibili, quartieri cittadini inclusivi, modifica dei flussi urbani o nuovi modelli di mobilità e condivisione. All’insegna della sostenibilità, cercheremo di ottenere i risultati migliori col minimo impatto negativo.
Il tema dell’integrazione presuppone un atteggiamento generalmente inclusivo e affermativo, che combina architettura e natura straniere e locali, vecchie e nuove, e il progetto col contesto urbano, sociale ed economico.Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Kersten Geers
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Muck Petzet
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Fotografia
Ponte Chiasso (CO). Dogana, 1964. Quando si andava in Svizzera col filobus! La linea filoviaria Como-Chiasso, convertita da tranviaria nel 1938 e chiusa quarant'anni dopo, aveva capolinea proprio di fronte alla dogana italo-svizzera di Ponte Chiasso. In questa immagine a colori il Fiat 668 Stanga n. 92 STECAV è ripreso mentre impegna l'anello d'inversione per ritornare verso il capoluogo lariano. (Collezione Federico Ferraboschi)
Chiasso Ponte Chiasso. Integration*
With the Diploma 2020 we will stay very close to the Academy and focus on Ponte Chiasso, the border-crossing between Chiasso and Como, examining a circle of 3,5 km radius to include a variety of situations and sites that are affected by the border: its specific economic and social implications, its infrastructures and the differences of currency, value, laws and political entities.
The students will be researching the urban, social and economic situation and develop their own programs and typologies, addressing constraining problems and tasks – like migration and integration, affordable housing, inclusive city quarters, redirecting urban flows or creating new models of mobility and sharing. In the sense of sustainability we will try to achieve the most positive with the least negative impact. The topic of Integration points towards a general integrative and affirmative attitude – integrating foreign and native, old and new, architecture and nature and the project with the urban, social and economic context.Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Kersten Geers
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Muck Petzet
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, courses, diploma
Photo
Ponte Chiasso (CO). Border, 1964. (Collection Federico Ferraboschi)
Descrizione del progetto
The Last Gas Station
A carbon-neutral fuel plant along the E35The highest levels of air pollution and one of the highest densities of Gas Stations of Switzerland overlap on Chiassese ground, constituting the Swiss epitome of both, environmental issues and their genesis. Here, The Last Gas Station is placed to act, providing fuels that are synthesised with emerging technologies out of the carbon dioxide and water from the atmosphere. When burned, this propellants add as much carbon to the atmosphere as they remove during their production, potentially providing carbon-neutral fuels for the highway traffic during the next few decades, until it transitions from combustion-engines to electrical-motors.
By using this technology, the building highlights the presence of pollutants in the air and conveys the importance of civic action within environmental movements. This message is made readable in the project by encapsulating the complex machinery into abstract (and mnemonic) forms and illustrated by indicating their relation with either the air or the vehicle: On one side, the machinery that captures the pollutants and produces the fuels is hidden in the orthogonal tower, that rises to the sky to confront the winds; on the other, the hanging roof houses the gas station and is curved in analogy to the dynamic movement of vehicles. In addition, the propellants, rather than being pumped out of the ground, run from the top of the tower along the cables and reach the gas station through its roof, rhetorically indicating that they derive from the air. The different components are then reconciled with complementary-looking cable-structures and reddish visibility-balls, while a light ETFE membrane is used as a minimal skin to protect and hide the machinery, and to cover the gas station. The appearance of the tower mirrors the two-step process involved in the production of fuel: carbon capture and fuel synthesis. The first is driven by 204 identical Air Capture Modules, allowing for the design of a specifically tailored unit. The second works with a wide range of elements used to store and process the fuels; these vary in size and are connected in different direction, requiring a unit that provides space for unforeseeable components. Four further structural units connect the tower to the ground and to the cables.The machinery is then taken care off though the facade from a maintenance gondola, whose crane is also used for the self-assembly of the tower, dispensing the need of an additional high-rise crane.
The building is strategically placed within a roundabout at the common point among current highway, and the prospective highway-section of the “Porta Sud delle Alpi” project. The wide roundabout provides spaces for connections with either highways and the cantonal road.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Diego Conradin Vincenz Perez / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Elena Pozzoli, Italia
people_outline www.linkedin.com
file_download scarica curriculum (.pdf)Anno accademico 2018-2019
Atelier: João Nunes e João Gomes da Silva
Progetto: Il nuovo fonte di Cagliari, Laguna di Santa Gilla, Sant'Aventrace, Cagliari
Commissione
Prof. Franz Graf, Prof. Christoph Frank, Teresa Figueiredo Marques, Arch. Pierre Alain Croset, Prof. Howard Burns, Zeno Filippini
Motivazione
Intitolato "Il nuovo fronte di Cagliari", il progetto interpreta il grande vuoto della laguna di Santa Gilla come occasione di una profonda metamorfosi urbana, fondata sull’idea di un Parco lineare, insieme "parco infrastrutturale", "parco naturalistico" e "parco portuale", che collega il terminale dell’autostrada, la nuova stazione ferroviaria e il Porto, e nello stesso tempo costituisce un’area di filtro tra terra ferma e laguna.
La Giuria riconosce in questo progetto non solo una grande sensibilità paesaggistica e un’alta qualità del disegno urbano, ma anche la capacità rara di una visione generosa e ottimistica del ruolo dell’architetto come "attore territoriale" capace di dialogare con discipline e specialisti, per coordinare azioni chiare e incisive che riguardano infrastruttura, architettura, natura e architettura del paesaggio.
Tema lavoro di diploma
Cagliari*
Il diploma 18/19 avrà come scenario Cagliari e come tema centrale i suoi molteplici problemi di continuità, alla cui soluzione il lavoro della scuola potrà apportare un contributo importante. L’insieme dei siti di progetto scelti illustra in modo esaustivo i temi di una città in profonda trasformazione, in un momento di eccezionale congiunzione. Lo stesso momento politico che la città sta vivendo costituisce un’occasione eccezionale di definizione e consolidamento delle grandi vocazioni di Cagliari, in un processo complesso a cui l’architettura partecipa come importante strumento ed elemento fondativo.
Il Diploma intende contribuire al successo delle sfide contemporanee di Cagliari attraverso un processo teso a dimostrare la rilevanza delle opportunità progettuali concrete, sia in quanto elementi dell’architettura urbana, sia come parti strutturali di un sistema complesso e coordinato, capace di costruire in una città frammentata gli argomenti della sua coesione.
Direttori del Diploma: João Nunes e João Gomes da Silva.
Coordinamento Monica Sciarini e Clara Lopez.Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Piet e Wim Eckert
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
- Paolo Zermani
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Cagliari*
The 18/19 Diploma will have Cagliari and its many problems of continuity as its central theme, with the school’s work being capable of contributing in important ways to their solution. The set of selected project sites comprehensively illustrates the themes of a city in profound transformation, in a period of an exceptional conjunction of circumstances. The political phase that the city is experiencing provides an outstanding opportunity to define and consolidate Cagliari’s great potential, in a complex process in which architecture participates as an important instrument and founding element.
The Diploma work seeks to contribute to the successful outcome of Cagliari’s contemporary challenges by a process aimed at demonstrating the relevance of concrete project opportunities, as both elements of urban architecture and structural parts of a complex and coordinated system, capable of constructing the factors making for cohesion in a fragmented city.
Diploma Directors: João Nunes and João Gomes da Silva.
Assistants: Monica Sciarini and Clara Lopez.Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Marc Collomb
- Piet e Wim Eckert
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Bijoy Jain
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
- Paolo Zermani
* Source: arc.usi.ch, courses, diploma
Descrizione del progetto
Il nuovo fronte di Cagliari
Accanto al capoluogo della Sardegna affiora una laguna, sito naturalistico tra i più estesi e importanti d’Europa, habitat di infinite specie di volatili, nonché area di interesse storico ed economico-industriale. Il progetto si configura come un tentativo sperimentale di rispondere ad una delle necessità concrete del paesaggio cagliaritano, in particolar modo della Laguna di Santa Gilla, determinando una nuova forma di interdisciplinarità tra infrastruttura, architettura, architettura del paesaggio e natura.
L’intento del progetto è quello di generare un nuovo parco urbano in grado in interagire con la percezione di benessere, protezione, potenziamento e conservazione dell’esistente sia alla scala del paesaggio che a quella dell’uomo. Quello che ne risulta è un parco infrastrutturale in grande scala, un parco urbano, un parco portuale, un parco naturalistico. Ridirezionare e riprogettare le infrastrutture stradali mi ha permesso di migliorare le logiche dell’area di Sant’Aventrace. Una grande rotonda alla testa del parco diventa il primo punto di snodo e di rallentamento del traffico. Si apre qui una meravigliosa vista panoramica della città dall’Isola di Sa Illetta.
Cagliari cambia il suo fronte: la laguna e il suo parco diventano il nuovo volto della città.
L’infrastruttura si dichiara con una stazione ferroviaria di testa, con un’area commerciale che lavora sul bordo urbano della città. Lo spostamento della stazione ferroviaria da Via Roma nelle vicinanze di Viale Elmas permette di riattivare l’estremità del parco, creando quindi uno spazio pubblico di grande valore che si affaccia da una parte sulla città e dell’altra sul paesaggio lagunare.
Il parco dunque ha un fronte sub urbano, relazionandosi con la grande infrastruttura che si scala ad un’alta velocità, passando a una scala minore con una continuità di carattere urbano, una vera strada e un contatto importante con il porto.
La proposta di un nuovo quartiere in affaccio sul porto rafforza la transizione tra parco e urbano. Il porto non è più solo area commerciale ma diventa un luogo di prestigio e in linea con la contemporaneità architettonica. Intervalli di edifici, orti urbani, fasce verdi e alberate generano una maglia stradale che portano a una promenade sul porto.
Questo progetto lavora sulla possibilità di avere più water front, con due caratteri diversi: uno marittimo e uno lagunare. È un parco di acqua dolce davanti al mare, una condizione curiosa ma allo stesso tempo interessante. In questo modo si ha il beneficio dei due mondi, consentendo di costruire una vegetazione ripariale difficile da avere in un ambiente marittimo ma tipico della laguna.
Aumentando la superficie del canale che perimetra il lato orientale dello Stagno di Santa Gilla, che ha il compito di raccogliere le acque provenienti dai corsi d'acqua dolce, per evitare di modificare la salinità e la qualità dello stagno portandole verso il mare, si crea un’area di filtro tra terra ferma e laguna. Le variazioni di livello dell’acqua creano una fascia ricca di vegetazione e talvolta piccole dune sabbiose accessibili al pubblico. L’acqua diventa parco. L’ambiente della laguna è nato dal continuo scambio tra terra e acqua e così continua lentamente il suo processo.
L’operazione di densificazione della città in continuità con Via Roma, Viale Trieste fino arrivare alla nuova stazione ferroviaria, accentua la permeabilità e la presenza dell’urbano sul parco, aumentando il valore dell’area.
L’introduzione di una linea di tram che percorre tutta la lunghezza del parco, in sostituzione alla vecchia linea ferroviaria, consente di avere un ottimo collegamento a livello di trasporto pubblico urbano e una strada meno pericolosa e più facilmente attraversabile per i pedoni rispetto a prima.
Creando una gerarchia di boschi di pini marittimi, arbusti, radura e suolo pavimentato si generano diverse scale di zone di ombra. Il parco diventa così accessibile per l’osservazione della flora e della fauna tipica del luogo sardo.
La questione infrastrutturale, produce dunque la fine di una sorta di argomento di separazione tra viabilità e il recupero dello spazio e valorizzazione delle potenzialità dell’area dal punto di vista ambientale, turistico e sociale, economico e sportivo con aree destinate ad attività fisiche e piccoli ristoranti e attività commerciali all’interno del parco in affaccio sull’acqua. Il parco assume un carattere produttivo e di svago, dove i percorsi sono pubblici e in continuità con il tessuto urbano.
Sfruttare la riqualifica del fronte-laguna mi ha permesso di dare la possibilità di estendere il parco e dare appoggio a pescatori e creare quindi un sistema di passerelle per la coltivazione di cozze, rendendole accessibili al pubblico.
Una laguna nel paesaggio metropolitano di Cagliari diventa un esperimento per un nuovo approccio al paesaggio, un paesaggio spettacolare dato dal sottile gioco di equilibri tra fabbisogni della popolazione ed esigenze ambientali.
Riferimenti progettuali:
Bolle di Magadino, Ticino
Georges Descombes, Renaturation de l'Aire, Ginevra
Michelle Desvigne Paysagiste
Peter Latz, landscape Duisburg nord, Germania
Gas Works Park, Seattle
Mosbach Paysagistes
Quartiere di Barceloneta, Barcellona
River park di Harvard
River park di Boston
João Luís Carrilho da Graça, nuovo terminal del porto di Lisbona
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Elena Pozzoli / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Juliette Blatter, Francia
people_outline www.linkedin.com
file_download scarica curriculum (.pdf)Anno accademico 2017-2018
Atelier: Martin Boesch
Progetto: Riuso area industriale ex Reggiani, Facoltà delle Arti di Bergamo
Commissione
Arch. Marc-Henry Collomb, Arch. Sergio Crotti, Arch. Ursula Bolli, Arch. Aldo Cibic, Giusi Boni-Filippini
Motivazione
Il progetto premiato prefigura una convincente proposta di ristrutturazione e riuso di un grande fabbricato industriale dismesso nel quartiere Redona a Bergamo, in grado di convalidare una strategia di valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, finalizzata alla riqualificazione urbana.
L’intervento delineato appare alquanto apprezzabile sotto diversi profili congruenti:
riattiva un complesso produttivo tuttora emblematico nella memoria cittadina, con ridestinazione a "Facoltà delle Arti", pertanto totalmente rinnovato nei contenuti e complementare all’adiacente pregevole corpo lineare “Bergonzo”, qui adibito a biblioteca pubblica con spazi espositivi, rivitalizzando l’intero ambito circostante, allo scopo ridisegnato nell’accessibilità da mezzi pubblici, da rete stradale e da aree pedonali;
recupera con attenzione critica e trasforma con notevole coerenza l’organismo architettonico dato, inserendo le superfici e i vani accessori richiesti dalle nuove attività, secondo un diagramma distributivo libero ma integralmente compatibile con la partizione modulare preesistente, nel rispetto delle membrature principali e secondarie, rese rispondenti alla nuova connotazione spaziale;
accresce la complessità degli spazi interni, mediante percorsi multipli di accesso e circolazione con ampie aree di incontro, anche a cielo aperto, la cui permeabilità passante riannoda le relazioni multiscalari con le aree esterne, incentivandone la funzionalità e favorendo i processi di socializzazione, a proseguimento della ricca gamma di sequenze spaziali proprie dell’esperienza urbana;
interpreta con sensibilità e rielabora con maestria i telai strutturali preesistenti, le travature metalliche e gli sheds, mediante pertinenti integrazioni, idonei materiali ed efficaci trattamenti delle superfici, raggiungendo risultati di intensificazione diaframmatica, trasparenza e leggerezza tali da conferire all’ampio organismo architettonico un’identità specifica, insieme espressiva della mutata destinazione d’uso, del significato comunitario assunto nel contesto, dell’appartenenza al quartiere.La chiarezza degli obiettivi progettuali perseguiti e descritti nella relazione, l’efficacia delle rappresentazioni grafiche, nonché l’accurata esecuzione del modello plastico hanno suscitato inoltre particolare apprezzamento.
Tema lavoro di diploma
Bergamo*
Il lavoro di Diploma 2018 è centrato sul territorio e la città di Bergamo; in particolare sarà studiato il processo di sviluppo che sorregge le esperienze a livello commerciale, sociale, culturale, urbanistico ed economico.
L’impianto storico della città rimane il riferimento del sistema locale e del tessuto connettivo consolidato da una rete interconnessa di attività dotate di una propria capacità di crescita produttiva in ambito regionale. È proprio questa dimensione locale che il Diploma dell’Accademia vuole esplorare, lavorando su 13 aree nelle zone strategiche della città.
Il lavoro di Diploma sarà completato da precisi programmi concordati dalla Direzione dell’Accademia e dall’Amministrazione cittadina, riconoscendo così al futuro architetto la capacità di dare risposte ai quesisti che emergeranno durante la fase esplorativa dell’analisi e della ricerca.
I progetti finali saranno quindi esposti in una mostra che sarà allestita a Bergamo nell’autunno 2018.
Il Diploma 2018 sarà diretto dall’architetto Mario Botta. Coordinamento Gabriele Cappellato e Monica Sciarini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Mario Botta
- Diébédo Francis Kéré
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
- Ruggero Tropeano
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Bergamo*
The Diploma work this year is centred on the territory and the city of Bergamo. In particular, it will study the development process underpinning experiences on the commercial, social, cultural, urban and economic levels.
The city’s historical layout remains the frame of reference for the local system and the connective tissue consolidated by an interconnected network of activities with its own capacity for productive growth within the region. It is this local dimension that the Diploma course will seek to explore, working on 13 areas in strategic zones of the city.
The Diploma work will be completed by precise programmes agreed by the Academy's faculty board and the city administration, acknowledging the future architects’ ability to give answers to the questions that emerge during the exploratory phase of analysis and research.
The final projects will be presented at an exhibition in Bergamo in autumn 2018.
Diploma Director Mario Botta. Assistant Monica Sciarini
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Mario Botta
- Diébédo Francis Kéré
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
- Ruggero Tropeano
* Source: arc.usi.ch, courses, diploma
Descrizione del progetto
F.A.B – Facoltà delle Arti di Bergamo – Da uno spazio di produzione industriale ad uno spazio di produzione artistica.
Il capannone industriale della Reggiani Macchine, adibito alla produzione di macchine tessili, è caratterizzato da un grande vuoto con un estensione di 6200 m2 senza divisioni o partizioni verticali e orizzontali. La grande scala è quindi la caratteristica principale di questo spazio, definito da una struttura metallica e dallo shed che definisce e governa il tetto. La riconversione programmatica prevede il passaggio da uno spazio destinato alla produzione industriale a quello di un'area dedicata alla produzione artistica.
L'analisi urbanistica su larga scala e quella sulle strutture degli edifici hanno dimostrato il potenziale per la riconversione degli edifici esistenti in un campus universitario (F.A.B.), soddisfando le esigenze della città e riattivando il quartiere oggi chiuso al pubblico. La F.A.B riusa e completa gli edifici presenti nella parte settentrionale del sito Reggiani accomunati dalla nuova piazza: l’edificio della Reggiani Macchine, la centrale termica, l’ex sede degli uffici Reggiani e due nuovi volumi definiti morfologicamente.
L’iconica "stecca Bergonzo" (sede della Reggiani Tessile disegnata da Alziro Bergonzo tra il 1960 e il 1963) ,riusata come biblioteca pubblica e spazi espositivi, diventa elemento di collegamento tra la parte meridionale a carattere residenziale e il nuovo campus F.A.B. a nord.
Nel nuovo campus ogni edificio è caratterizzato da uno specifico campo artistico: arti applicate, teatro e musica. Il progetto si concentra sul capannone a sheds della Reggiani Macchine riconvertendolo come sede di quattro dipartimenti di arti applicate: graphic design, industrial design, space design e design tessile, quest’ultimo legato al passato industriale del sito.
La riconversione mira a definire all’interno del vasto spazio industriale una scala più intima e favorevole all'apprendimento delle arti. Per favorire le connessioni tra i dipartimenti e per facilitare sinergie, trasversalità e comunicazione -essenziali per l'esercizio di queste discipline- viene evitato il partizionamento spaziale delle funzioni attraverso una distribuzione concentrica ed aperta degli spazi di lavoro attorno ad uno spazio collettivo centrale. Unica eccezione le aule, iscritte in volumi chiusi.
Attraverso l’inserimento di uno strato perimetrale composto da due piani di aule e ateliers viene definita una via interna su tutta altezza che orienta l’edificio e mantiene la grande dimensione industriale dell’esistente. Questo luogo identitario offre agli utenti uno spazio pubblico generoso e favorevole ai vari eventi legati alle attività della scuola. L’alternanza di vuoti a tutta altezza e balconi aperti ne anima il percorso longitudinale.
La struttura industriale, caratterizzata da grandi luci, viene completata da una nuova maglia dalla misura adatta alla funzione didattica. Le travi esistenti a doppia T vengono rafforzate con getti in cemento, ridefinendone la geometria. La nuova struttura si allinea agli assi di quella esistente. I suoi profili a sezione quadrata riprendono le misure dell’esistente integrandosi geometricamente e differenziandosi nella realizzazione. Le nuove solette come getti in cemento su pannelli in alluminio ondulato a cassero perso completano la struttura primaria in metallo.
Lo scheletro strutturale, composto da elementi nuovi ed esistenti, offre una griglia omogenea e neutrale, in grado di rispondere alla flessibilità necessaria ad accogliere il gioioso disordine creativo della scuola. L’acciaio della struttura e l’alluminio ondulato delle solette e delle facciate rievocano il passato industriale aggiornandolo alle necessità contemporanee.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Juliette Blatter / Foto modello di Alberto Canepa.
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Anno accademico 2016-2017
Atelier: Grafton
Progetto: Nuovo edificio, prolungamento della collina del Nonnberg, Salisburgo
Commissione
Prof. Christoph Frank, Arch. Pia Durisch, Arch. Pierre Alain Croset, Prof. Howard Burns, Zeno Filippini
Motivazione
Il progetto premiato propone un'intelligente interpretazione dell'identità geografica della città di Salisburgo, caratterizzata dalla presenza delle colline rocciose.
Un nuovo edificio prolunga la collina del Nonnberg, formando un bastione artificiale che arricchisce il sistema degli spazi pubblici. Crea una porta d'accesso alla collina, con scale, rampe e un ascensore pubblico.
La nuova architettura si presenta come un masso granitico che dialoga con la forte presenza della collina, e nello stesso tempo completa la sequenza di edifici allineandosi con l'isolato vicino.
Questa architettura possente e monolitica cela al suo interno una sala da musica alla quale si accede attraverso una sequenza di percorsi che evoca l'esperienza urbana: una sapiente composizione in sezione, con belli spazi caratterizzati dalla luce zenitale.
La Giuria ha apprezzato anche la qualità della rappresentazione, con raffinati acquerelli, e il grande controllo nel dimensionamento e nelle proporzioni dei singoli spazi.Tema lavoro di diploma
Salisburgo, tra memoria e contemporaneità*
Il lavoro di Diploma è quest'anno dedicato a Salisburgo, la città austriaca visitata ogni anno da milioni di turisti da tutto il mondo per le sue architetture e le sue proposte culturali, la cui realtà quotidiana vive la continua dialettica tra una storia imponente, testimoniata da importantissimi monumenti, e una contemporaneità segnata dal successo economico, culturale, sociale. È proprio questa dimensione interstiziale che il Diploma vuole esplorare, lavorando su 15 aree nelle zone strategiche della città. Ben si adatta a Salisburgo la definizione di Aldo Rossi di «città per parti»: parti di città pensate e progettate e che grazie a una morfologia e una topografia urbana del tutto particolare – e nonostante approcci tematici e linguistici diversi – riescono a connettersi per diventare un insieme unitario.
Nel Diploma 2017 non saranno dati programmi, riconoscendo all'architetto le capacità di individuare le risposte ai quesiti emersi durante la fase esplorativa della ricerca. Ad accompagnare i lavori saranno invece alcune parole chiave, legate all'idea di Stimmung (atmosfera) così come la intendeva Adolf Loos. I progetti finali saranno infine esposti al Museum der Moderne di Salisburgo nell'autunno 2017.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Mario Botta
- Jan De Vylder
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Salzburg, in between memory and contemporaneity*
Salzburg closely matches Aldo Rossi's definition of the “city of parts”; parts of the city conceived and designed, and which thanks to a very distinctive morphology and urban topography – despite different thematic and linguistic approaches – succeed in connecting to form a unified whole.
In Diploma 2017 no programmes will be set, recognising the architect's ability to find answers to questions raised during the exploratory phase of the research. Rather, the work will be accompanied by certain keywords, related to the idea of Stimmung (atmosphere) as Adolf Loos understood it. The final projects will then be exhibited at the Museum der Moderne in Salzburg in autumn 2017.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Mario Botta
- Jan De Vylder
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Yuan Zhimin / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Alice Valtellino, Italia
people_outline it.linkedin.com
file_download scarica curriculum (.pdf)Anno accademico 2015-2016
Atelier: João Nunes e João Gomes da Silva
Progetto: La foce del fiume Inn, St. Moritz Bad
Commissione
Prof. Christoph Frank, Arch. Pia Durisch, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Aldo Cibic, Prof. Howard Burns
Tema lavoro di diploma
St. Moritz – Città alpina*
L'obiettivo del Diploma di quest'anno è realizzare un indagine urbanistica sulla città di St. Moritz, studiando il potenziale di riqualificazione paesaggistica di alcune aree d'importanza strategica.
Nato come luogo esclusivo di cura termale e villeggiatura estiva, famoso per il ruolo da protagonista nella nascita dello sport invernale, St. Moritz è senza dubbio una delle meta turistiche più conosciute al mondo. La messa in scena con grande lusso del lato mondano del ritiro vacanziero, sostenuta da una rete infrastrutturale all'avanguardia e dall'architettura storica dei sontuosi Grand Hotel, ha trasformato il vecchio villaggio engadinese in un centro urbano cosmopolita, prediletto dai turisti delle grandi città di tutto il mondo. A partire dal dopo guerra, la proliferazione delle residenze secondarie e la crisi del settore alberghiero sono state al centro di un processo di ”urbanalizzazione”, tipico di tutte le valli alpine, che rischia di compromettere la risorsa principale del luogo, il magnifico paesaggio della valle. La recente legge federale sulle abitazioni secondarie ha creato le condizioni per ripensare questo tipo di sviluppo e la ricerca di un modello alternativo può forse partire dalla rivalutazione e reinterpretazione della tipologia dell'albergo, non solo come tipo di dimora temporanea, ma anche come occasione per riqualificare gli spazi pubblici dell'urbanizzazione esistente.
Direttore del Diploma Valentin Bearth. Assistente Ursula Bolli.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Mario Botta
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Diébédo Francis Kéré
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Ruggero Tropeano
- Jonathan Sergison
- João Nunes e João Gomes da Silva
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
St. Moritz – Alpine Stadt*
Salzburg closely matches Aldo Rossi's definition of the “city of parts”; parts of the city conceived and designed, and which thanks to a very distinctive morphology and urban topography – despite different thematic and linguistic approaches – succeed in connecting to form a unified whole.
In Diploma 2017 no programmes will be set, recognising the architect's ability to find answers to questions raised during the exploratory phase of the research. Rather, the work will be accompanied by certain keywords, related to the idea of Stimmung (atmosphere) as Adolf Loos understood it. The final projects will then be exhibited at the Museum der Moderne in Salzburg in autumn 2017.
Diploma Director Valentin Bearth. Assistant Ursula Bolli
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Frédéric Bonnet
- Mario Botta
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Diébédo Francis Kéré
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Ruggero Tropeano
- Jonathan Sergison
- João Nunes e João Gomes da Silva
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
Percorrendo la strada che arriva dal Maloja, il primo impatto che si ha con st Moritz Bad è quello di un “retro”, un nucleo urbano frammentato, caratterizzato da un’edificazione incontrollata e privo di una sua identità.
Lo stesso percorso che conduce a St. Moritz è segnato da un forte elemento naturale, il fiume Inn, che ha origine dal lago del Lunghin e scorre per i suoi primi 110 km in Engadina. Nel suo tratto iniziale l’Inn segue la cantonale fino ad incontrare il suo primo punto di uscita: il lago di St Moritz. Il nucleo urbano del Bad risulta così attraversato e diviso da questo corso d’acqua che, nonostante la sua importanza geografica ed ecologica, nel suo intersecarsi con la cantonale crea un susseguirsi di spazi residuali che lo isolano dal contesto urbano.
La storia del fiume è segnata dai continui mutamenti del suo corso fino alla sua definitiva canalizzazione intorno al 1870, che ha definito il carattere attuale delle sue sponde, occupate alternativamente da spazi privati, semipubblici o dalle strade. L’Inn prosegue invariato fino alla sua foce dove incontra il lago passando quasi inosservato, in uno spazio che si presenta oggi privo di carattere e struttura.Capire le meccaniche del fiume per definire nuovi percorsi e nuove spazialità urbane per St Moritz Bad è stato il punto di partenza per la ridefinizione dello spazio residuale del fiume e della foce come punto focale per la città di St. Moritz.
Con l’intento di garantire una continuità spaziale lungo il fiume fino all’arrivo al lago, l’intervento consiste nella ridefinizione della foce tramite l’apertura di due canali, la cui geometria è definita dalla presenza di due edifici di importanza storica e culturale per st. Moritz: la chiesa di St Karl e la Reithalle. Una sponda costruita, un muro che diventa percorso e unisce questi edifici delineando percorsi che strutturano la nuova isola.
Rispondendo alla forte tradizione legata alle competizioni equestri invernali di St.Moritz il nuovo parco si pone in relazione alla scuola equestre; attraverso la definizione di una nuova topografia si differenziano gli spazi per i cavalli posti ad una quota più bassa, e i percorsi per le persone. All’estremità opposta, la piazza della chiesa diventa un nuovo punto focale, uno spartiacque del fiume tra i due poli della città, visibile fin dalla cantonale come punto di riferimento per la città di St. Moritz.
Di fronte all’isola si delinea infine un nuovo fronte urbano: una piazza sviluppata su più livelli tra strada, isola e fiume, si articola con due nuovi edifici definendo un nuovo polo culturale per st Moritz. Essa si pone in dialogo con le preesistenze creando uno spazio pubblico di transizione tra contesto urbano e parco.Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Alice Valtellino / Foto modello di Alberto Canepa.
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file_download scarica curriculum (.pdf)Anno accademico 2014-2015
Atelier: Valentin Bearth
Progetto: Bagno pubbblico Käferberg, Zurigo
Commissione
Prof. Christoph Frank, Arch. Nicola Baserga, Arch. Aldo Cibic, Prof. Howard Burns, Zeno Filippini
Motivazione
L'idea di concepire un luogo pubblico in cui una semplice esperienza ludico-sportiva viene trasformata dal contatto con la natura è il pensiero su cui si fonda il progetto "Public Bath Käferberg".
Il lavoro di Geng Tian combina con estrema semplicità elementi naturali e architettonici in cui il pubblico ha la possibilità di immergersi in un percorso sensoriale.
La parte superiore è una grande vasca gradinata circondata dalla foresta e delimitata sui lati da due corpi sottili, mentre la cisterna sotterranea è composta da una griglia di grandi colonne attraversata da fasci di luce.
La combinazione degli elementi architettonici, la loro integrazione nel contesto naturale, la qualità dell'esperienza della fruizione e, più in generale, la poeticità dell'opera, sono le motivazioni che hanno trovato la commissione concorde e in sintonia con i principi del Premio Boni.Tema lavoro di diploma
Topics of architecture*
Ogni progetto riflette cinque condizioni fondamentali: sito, dimensione, tipo, funzione e materiale. Tali condizioni possono variare e produrre un vasto numero di combinazioni. Quando una di queste è assegnata, le altre variano all'interno di uno specifico insieme di possibilità finché, raggiunto un equilibrio di stretta interdipendenza, danno forma a un'idea.
Per il Diploma di quest'anno verrà proposta una raccolta di temi per ciascuno dei cinque parametri. I temi, pari in totale al numero degli atelier, saranno annunciati nel semestre autunnale con una serie di lezioni introduttive. A ciascun atelier verrà poi assegnato per estrazione uno dei temi.
Il sito generale, comune a tutti gli atelier, è la Svizzera.
Direttore del Diploma Valerio Olgiati. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Topics of architecture*
Every project reflects five fundamental conditions: site, size, type, function and material. Such conditions may vary and produce a wide range of combinations. When one of them is assigned, the others vary within a specific set of possibilities until they all react on each other and give form to an idea.
For Diploma 2015 we are going to set a collection of topics for each of the five parameters.
The topics, equal in number to the design studios, will be announced in the Autumn Semester 2014, and a series of introductory lectures will follow. Each design studio will be then assigned one of the topics by lot.
The general site for Diploma 2015 is Switzerland.
Diploma Director Valerio Olgiati. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Quintus Miller
- João Nunes e João Gomes da Silva
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
The site of this project is located in Käferberg, Zürich. Its a hill full of woods and is surrounded by Zürich's urban contexts. Nowadays, Käferberg works as a popular recreational place for Zürich citizens. The program is a public building with an open-air swimming pool and an interior bath. Its located in a rectangle clearing in the middle of Käferberg. The project contributes to both Zürich city and Käferberg itself.
For the city, it will add diversity to the Zürich's existing swimming culture and create a unique place in the forest. For Käferberg this project could become part of its infrastructure system. The volumetric idea is trying to minimal interrupt into the site. The volumes are aligned along the edges of the clearing and are reduced as thin as possible. In this way the openness of the site is kept and a continuous space is given to the open-air swimming pool. The pool could be expressed as a lake in the forest.
Different with the experience of upper open-air swimming pool, the underground bath is a concentrated, dark and silent space. Only few lights could reach in this space through the holes on the roof or through the openings on the facades. With the reflections of the light, a poetic underground world is created.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Geng Tian / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Nicola Andreani, Svizzera
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Anno accademico 2013-2014
Atelier: Francisco e Manuel Aires Mateus
Progetto: Riuso delle cave - piscine a Cresciano, Ticino
Commissione
Prof. Christoph Frank, Arch. João Nunes, Arch. Aldo Cibic, Arch. Giacomo Polin, Prof. Howard Burns
Motivazione
Il progetto scelto per la premiazione risponde alle esigenti domande del diploma nel contesto di una ricerca incentrata sulla riqualifica del territorio. Scegliendo il tema del riuso delle cave, il progetto è in grado di esaltare le straordinarie qualità materiali del luogo e di rifiutare un atteggiamento di riuso indifferente. Il suo pregio maggiore è quello di continuare questa ricerca congiuntamente alla creazione rigorosa e appassionata di spazi architettonici di grande tensione.
Il progetto si sviluppa in maniera rigorosa e virtuosa e propone un programma intelligente, capace di celebrare architettura e paesaggio.Tema lavoro di diploma
"Città Ticino"*
Il Diploma rappresenta la conclusione del progetto di ricerca "Lo spazio pubblico nella 'Città Ticino' di domani" finanziato dal Fondo Nazionale nell'ambito del programma PNR 65 "Nuova qualità urbana". Si propone una lettura territoriale articolata in quattro “comprensori” (aree dalle caratteristiche geografiche e morfologiche specifiche): C1 Fiume Ticino Nord; C2 Fiume Ticino Sud; C3 Bacino del Ceresio; C4 Triangolo insubrico.
Per ogni comprensorio la ricerca ha elaborato progetti di spazio pubblico a diverse scale: comprensoriale (1:25'000) e urbanistica (1:5'000). I progetti di Diploma sono la selezione dei temi strategici identificati e sono da elaborare alla scala urbanistica e architettonica.
I progetti proposti sono parte di una strategia territoriale e affrontano temi legati a: paesaggio, spazio pubblico, infrastrutture, mobilità e densificazione.
L'insieme dei progetti di Diploma costituisce l'opportunità di approfondire i risultati ottenuti e contribuisce a migliorare il dialogo tra l'Accademia di architettura e l'Amministrazione pubblica sui temi della cultura del territorio.
Direttore del Diploma Michele Arnaboldi. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
"Ticino City"*
The Diploma represents the conclusion of the research project "Public Space in the 'Ticino City' of Tomorrow" funded by the National Foundation within the program NRP 65 "New Urban Quality". It proposes a territorial reading articulated into four “districts” (areas with specific geographic and morphological characteristics): C1 Ticino River North; C2 Ticino River South; C3 the Ceresio Basin; C4 the Insubria Triangle.
For each district the research has developed projects of public space on different scales: district (1:25'000) and urban (1:5'000). The Diploma projects are the selection of the strategic issues identified and will have to be developed on the urban and architectural scales.
The projects proposed form part of a territorial strategy, and deal with issues related to: landscape, public space, infrastructures, mobility and densification.
The whole set of Diploma projects is an opportunity to extend the results obtained and help improve the dialogue between the Mendrisio Academy of Architecture and the public administration on issues regarding the culture of the territory.
Diploma Director Michele Arnaboldi. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell e Shelley McNamara
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
La valle di Riviera è caratterizzata dalla presenza di numerose cave di granito. In corrispondenza del limite tra la piana del fiume Ticino e i versanti delle montagne alpine l’uomo ha asportato parti di roccia, lasciando dei grandi vuoti nel paesaggio e creando dei segni evidenti sul territorio.
Il progetto prevede la realizzazione di una piscina naturale all’interno delle cava del comune di Cresciano. La costruzione di un muro di 350 m permette all’acqua che fuoriesce dalla montagna di accumularsi nello scavo esistente e di proteggere l’utente della piscina dalla vista e dal rumore del treno posto in prossimità di essa. Lo stesso muro diviene spazio di entrata principale e di collegamento agli spogliatoi, ai servizi e alle docce. Attraverso questi spazi, posti sotto il livello dell’acqua, si giunge a delle scalinate che fuoriescono su delle piattaforme in cemento armato situate in mezzo al bacino, dalle quali si può usufruire di piscine di differente profondità a contatto con la parete di roccia granitica.Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Nicola Andreani / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Lorenzo Roberto Pini, Italia
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Anno accademico 2012-2013
Atelier: Marc-Henri Collomb
Progetto: @22: Campus audio visuale, Barcelona
Commissione
Arch. João Nunes, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Marco Ortalli, Zeno Filippini
Motivazione
Il progetto premiato dimostra una grande sensibilità per il particolare contesto, fortemente eterogeneo, del quartiere Poblenou, nel proporre un impianto urbano chiaro e ben articolato: una piazza ribassata sul bordo della quale si alza un volume quadrato compatto, sollevato a sbalzo sopra il confine dell'area. Questa intelligente composizione urbana completa abilmente il distretto produttivo innovativo 22@Barcelona, già in parte realizzato con il recupero di interessanti edifici industriali,organizzando significative connessioni spaziali e visive con il contesto.
L'edificio dimostra una particolare qualità nella sua sezione, caratterizzata dal sapiente incastro di spazi su doppia e triplice altezza, nella razionale distribuzione delle funzioni del "campus audiovisivo", ma anche nella sapiente concezione strutturale, fondata sulla collaborazione tra i pilastri e nuclei centrali e la facciata portante prefabbricata, che poggia sulla spessa mensola costituita dal solaio del primo piano.Tema lavoro di diploma
Barcellona*
I progetti del Diploma di quest'anno intervengono su zone diverse di Barcellona, ognuna in relazione particolare col tessuto urbano esistente ma tutte legate alle reali richieste di cambiamento del dipartimento urbanistico del Comune.
Alcuni interventi consistono nel costruire sul costruito, dunque con un margine di libertà minimo, e aiuteranno a consolidare lo spazio urbano. Altri propongono invece nuove edificazioni, dotate di una propria identità ma in grado di dialogare con edifici esteticamente differenti, oppure in grado, per la loro condizione di limite, di assumere il ruolo di filtro tra situazioni diverse.
Per quanto riguarda il tema del riuso, l'intervento è alla Fabra i Coats, un complesso industriale del XIX secolo. Lo scopo è ristrutturare gli edifici e i vuoti che in essi s'incontrano per assegnare loro un nuovo utilizzo nel tessuto del quartiere in cui si trovano.
Infine, la questione del centro cittadino, quel centro che già Ildefonso Cerdà aveva immaginato nel suo piano di espansione di Barcellona (1859) e che attualmente è un vuoto enorme: dovrà trasformarsi in un grande polmone verde che darà ossigeno alla città o piuttosto accogliere edifici che contribuiranno a creare uno spazio pubblico di qualità?
Direttore del Diploma Esteban Bonell. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- José Maria Gil
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Barcelona*
This year's Diploma projects will deal with various zones of Barcelona, each having a specific relation to the existing urban fabric, but all subject to real requests for change by the city's urban planning department. Some projects consist of building on the built, hence with a minimum margin of freedom, and will help consolidate the urban space. Others propose new buildings, with their own identity but capable of communicating with aesthetically quite different buildings or, by their situation as marking a limit, of acting as filters between different situations.
One of the themes to be developed will be social housing, with opportunities to discuss and experiment with relations between domestic places and public places: housing for families and young or old people can be combined with other facilities that will generate a redefinition of urban space.
With regard to the issue of reuse, the project is located at Fabra i Coats, a nineteenth-century industrial complex. The aim is to redevelop the buildings and the voids which meet within them so as to give them a new function in the fabric of their neighbourhood.
Finally, there is the question of the city centre, that centre which Ildefonso Cerdà had already envisaged in his expansion plan for Barcelona (1859) and which at present is a huge void. Should it be turned into a great green lung that will give oxygen to the city, or instead accommodate buildings that will help create a public space of outstanding quality?
Diploma Director Esteban Bonell. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Valentin Bearth
- Martin Boesch
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- José Maria Gil
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
La sfida di trasformare la volumetria di un edificio dal carattere terziario in uno fortemente pubblico come un campus universitario ha portato alle scelte successive. Prese le distanze dalle preesistenze residenziali, lo spazio frammezzo lascia la possibilità di una piazza ribassata, sull’esempio degli edifici pubblici vicini, concedendo l’accesso al volume a una quota inferiore rispetto alla strada. La sopraelevazione della parte inferiore della struttura, in seguito, risolve il contatto tra facciata e strada, porta luce nella hall sottostante e permette un contatto visivo tra lo spazio pubblico della strada e quello semi-pubblico della scuola.
Riproporre un elemento presente nelle vicinanze ha generato una dualità, o l’inizio di una serie, riaffermante la centralità dell’adiacente lotto che ospita un museo immerso in un parco e che si differenzia ampiamente dal contesto. La sfida di trasformare la volumetria di un edificio dal carattere terziario in uno fortemente pubblico come un campus universitario ha portato alle scelte successive. Prese le distanze dalle preesistenze residenziali lo spazio frammezzo lascia la possibilità di una piazza ribassata sull’esempio degli edifici pubblici vicini, concedendo l’accesso al volume ad una quota inferiore rispetto alla strada. La sopraelevazione della parte inferiore della struttura, in seguito, risolve il contatto tra facciata e strada, porta luce nella hall sottostante e permette un contatto visivo tra lo spazio pubblico della strada e quello semi-pubblico della scuola universitaria. Opposti alla hall sulla piazza ribassata si trovano una piccola galleria-museo con una mensa-ristorante, caratterizzati dall’indipendenza dall’università, che ottengono visibilità pubblica da una copertura forata sospesa sopra il livello strada. La superficie ha anche la funzione di quinta facciata del campus, riducendo la relazione diretta degli usufruitori con gli adiacenti edifici residenziali.
Il programma universitario trova compimento negli spazi pubblici a piano terra e nella grande biblioteca all’ultimo piano; nel mezzo, oltre ad un piano di uffici e di rappresentanza, due piani liberi godono della massima flessibilità mettendo a disposizione tutta la superficie disponibile, mentre tre piani presentano un nucleo centrale per attività di laboratorio attorno al quale vi sono ampi spazi di atelier.
La struttura verticale si risolve con due nuclei di servizio e due pilastri cruciformi disposti simmetricamente. Le solette sono sostenute da travi pareti che collegano la struttura verticale e da una facciata strutturale composta da elementi prefabbricati ad “L” posati in opera prima della soletta superiore, in modo da utilizzarli come casseri sul perimetro dell’edificio. Le forze di facciata sono riprese sopra il livello della strada dalla prima soletta con una sezione svasata che trasferisce i carichi alla struttura verticale centrale. La soluzione consente un prospetto di forte identità che avvolge il volume, ma permette ampi apporti di luce verso l’interno.The challenge of transforming the volume of a building with a tertiary character into a highly public one like a university campus led to the subsequent choices. Distancing it from the existing residential buildings, the space between becomes a sunken square, following the example of the public buildings nearby, allowing access to the volume at below street level. The raising of the lower part of the structure then resolves the contact between the façade and the street, sheds light in the hall below and allows for visual contact between the public space of the street and the semi-public space of the school.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Lorenzo Roberto Pini / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Matteo Rapazzini, Italia
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Anno accademico 2011-2012
Atelier: Michele Arnaboldi
Progetto: Water Garden Parco di fitodepurazione e acquacultura, Lisbona
Commissione
Arch. Aurelio Galfetti, Arch. Marco Della_Torre, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Marco Ortalli, Cosimo Filippini
Motivazione
Il progetto premiato propone un'innovativa idea di "parco urbano" fondato sulla purificazione dell'acqua e sulla piscicultura, affrontando in modo intelligente e sensibile le problematiche molto attuali dell'ambiente e del paesaggio in ambito urbano.
Riesce ad interpretare in modo personale le significative intenzioni dell'Atelier Arnaboldi di proporre un disegno urbano e paesaggistico unitario per un'ampia fascia costiera lungo il fiume Tago, in parte abbandonata, e oggi priva di qualità, segnata solo dalla presenza qualificante della bella torre della Capitaneria del Porto di Gonçalo Byrne.
Il progetto dimostra una grande maturità nell'assumere come "materiali" progettuali principi e dati delle scienze naturali (in particolare botanica e biologia marina), nel proporre un parco che diventa lezione vivente sui processi di fitodepurazione e di rinnovamento della fauna ittica.
Il tema dell'acqua è declinato con grande sensibilità e qualità poetica: sia nel sistema delle vasche degradanti organizzate secondo un raffinato disegno geometrico, sia nel basso edificio-diga che chiude il fronte verso il fiume, sapientemente scolpito per ospitare percorsi interni e spazi caratterizzati dall'illuminazione zenitale.Tema lavoro di diploma
Lisbona e il Tejo
L'oggetto dello studio, commissionato dall'Amministrazione del Porto di Lisbona, comprende tutta l'area di sua competenza, da Belem fino a Matinha: è la frontiera tra Lisbona e il Tejo (Tago), in una estensione di circa 14 km.
Al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare da un limite meramente giuridico, esso non si riduce a una linea: si tratta di una frontiera con spessore, una fascia di terreno con caratteristiche proprie, una terza entità in dialogo con entrambi i suoi lati. Si tratta di un territorio al quale le quote del fiume e della piattaforma terrea garantiscono una forte continuità, dall'orientamento radicalmente orizzontale. Questa condizione è anche rafforzata dai grandi tracciati che si sommano al paesaggio, giustapposti o sovrapposti: le strade, la linea elettrica dei tram, la linea ferroviaria, il ponte, gli aerei, la metropolitana.
Al di là dei segni trasversali che lo unificano, un territorio di queste dimensioni non può che essere eterogeneo nel suo sviluppo. Il rilievo storico effettuato permette di conoscere il processo di crescita e di consolidamento del fronte fluviale, identificando e inquadrando il patrimonio d'eccezione nel suo contesto spaziale e temporale e comprendendo la logica soggiacente le differenti unità morfologiche e funzionali che oggi si riconoscono.
Direttori del Diploma Francisco Aires Mateus e Manuel Aires Mateus. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Lisbon and the Tagus
The object of the study, commissioned by the Administration of the Port of Lisbon, comprises the whole area of its competence, from Belem to Matinha: it is the frontier between Lisbon and the Tejo (Tagus), covering an area of about 14 km. Unlike what might be expected of a purely legal boundary, it cannot be reduced to a line: it is a frontier with breadth, a strip of land with its own characteristics, a third entity in dialogue with both its sides. This is a territory which the levels of the river and the platform of land endow with a strong continuity, and a radically horizontal orientation. This condition is also reinforced by the great routes that have been added to the landscape, juxtaposed or superimposed on it: the streets, the electric tramlines, the railway, the bridge, aircraft and the subway.
Apart from the transverse signs that unify it, a territory of this size is inevitably varied in its development. The historical survey we have made enables us to understand the process of growth and consolidation of the river front, identifying and framing its exceptional heritage in its spatial and temporal context and comprising the logic underlying the different morphological and functional units that are recognizable today.
Diploma Directors Francisco Aires Mateus e Manuel Aires Mateus. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
L’intervento sorge sul delta del Tejo, punto di scambio tra l'acqua salata dell’oceano e l’acqua dolce del fiume, ed è stato concepito con l'intenzione di illustrare e comprendere la serie di meccanismi osservabili in questo particolare luogo, dove l’acqua salata incontra quella dolce.
Il carattere specifico del sito favorisce la nascita e la crescita di una flora e una fauna del tutto particolare, cioè adattabile a diversi ambienti che variano a seconda del grado di salinità dell’acqua.
In questo “giardino d’acqua” è stata creata una struttura permanente di canali, bacini, paludi e stagni artificiali dove l’acqua, dopo essere stata prelevata direttamente dal fiume, viene filtrata in vari stadi ed ossigenata dalle piante (tramite il processo della fitodepurazione naturale) e infine viene utilizzata per l’allevamento e la crescita di differenti specie ittiche.
All’interno di questo parco vengono illustrati e approfonditi i meccanismi legati al ciclo vitale e riproduttivo delle specie di piante e pesci presenti. Il visitatore, percorrendo i sentieri e dei campi che delimitano le vasche, viene accompagnato dall’acqua alla scoperta di questi processi.
Il parco quindi non ha solamente un fine contemplativo, ma assume anche uno scopo didattico e di approfondimento per chiunque voglia avvicinarsi alla scoperta di questi ambienti contraddistinti da caratteristiche riscontrabili solo in questo genere di ecosistemi.
Infine, prima che l’acqua delle vasche ritorni al fiume, un nuovo edificio-diga delimita il parco a sud, dove viene svolta l’analisi costante dell’acqua, in modo da poter monitorare costantemente le caratteristiche dell’ambiente acquatico in cui i pesci e le piante vivono.The project was inspired by the site in which it is located, the Tagus delta, at the point of exchange between the salt water of the ocean and the fresh water of the river. It has been designed for the purpose of illustrating and understanding the series of natural mechanisms observable here. A permanent network of canals, ponds, marshes and artificial pools was created in this water garden, where the water is first filtered and oxygenated by the plants (through natural phyto-purification) and then being used to breed various species of fish.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Matteo Rapazzini / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Stefanie Häusler, Svizzera
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Anno accademico 2010-2011
Atelier: Yvonne Farrell and Shelley McNamara
Progetto: Building the traces, Housing and a new public space for Uxbridge Road, London
Commissione
, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Marco Ortalli, Prof. Howard Burns
Motivazione
Il progetto premiato propone in modo intelligente e sensibile di valorizzare un sito abbandonato lungo Uxbridge Road, un tempo caratterizzato dalla presenza di un deposito dei tram (Acton Tram Depot).
Il lavoro presentato interpreta in modo esemplare la problematica generale delle tesi di laurea del 2011 - densificare e nuove residenze - con una proposta capace di rinnovare profondamente il luogo con una nuova funzione pubblica – una piccola biblioteca di quartiere – e nello stesso tempo di completare il tessuto denso delle residenze lungo le strade. Stefanie Häusler dimostra una rara maturità e padronanza del linguaggio architettonico contemporaneo nel mescolare innovazione e tradizione, e nell'organizzare spazi residenziali diversificati che sfruttano la particolare situazione d'angolo del lotto.
La Giuria ha apprezzato in particolare le qualità poetiche del piccolo “square” creato all'interno del lotto, recintato dall'antico muro del deposito dei tram, lungo il quale viene organizzato il percorso ascensionale della biblioteca caratterizzato da una sequenza di piccoli studioli. Il progetto riesce a ricreare spazi e condizioni spaziali tipicamente londinesi (appartamenti lunghi e stretti, tagli di luce verticale e obliqua, sequenza di piccoli spazi di connessione, mattoni gialli, ecc.), pur evitando sempre attitudini pittoresche o mimetiche.Tema lavoro di diploma
High Street London*
L'ambizioso obiettivo del Diploma 2011 è realizzare un'ampia indagine urbana su Londra. Nel corso della sua storia, Londra ha sempre resistito alle facili interpretazioni e caratterizzazioni, oltre che alle costrizioni dettate dalle politiche fiscali. Oggi costituisce l'agglomerazione urbana più grande in Europa, per popolazione e territorio.
Il Diploma su Londra si articolerà intorno a uno degli elementi infrastrutturali più antichi della città: le high streets, le antiche direttrici, alcune delle quali risalenti a quasi duemila anni fa. Queste costituiscono uno dei rari elementi strutturali della città, il cui ruolo, all'interno della rete dei trasporti, le rende capaci di supportarne efficacemente la crescita e l'espansione futura.
Sono state selezionate dodici high streets o development corridors, sulle quali si concentreranno i progetti. Ogni atelier di Diploma sarà dedicato ad uno di questi "corridoi", all'interno dei quali sono stati identificati più siti, in modo che ciascuno studente possa lavorare individualmente su di uno. Il risultato sarà un'inedita indagine urbana, che verrà completata prima dell'inizio dei Giochi Olimpici di Londra 2012.
Direttore del Diploma Jonathan Sergison. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell and Shelley McNamara
- Julian Lewis
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
High Street London*
The overall ambition for this year's Diploma work is to carry out a very broad urban investigation of London. Throughout its history, London has always resisted easy understanding and characterisation, as well as fiscal policy constraints. Today it is the largest urban conglomerate in Europe in terms of population and land area.
As a way of structuring the work of the London Diploma, we will take one of London's oldest infrastructural elements: the high streets and ancient roadways, some of which are almost 2000 years old. These provide one of the rare structuring elements to the city and their role within the transport infrastructure means they can effectively support the future growth and expansion of the city.
Twelve high streets or "development corridors" have been selected as the focus for this year's work. Each Diploma studio will work on one, and within these sites have been identified for individual projects, so that no two students will work on the same site. The result of the Diploma work will be an unprecedented urban investigation completed in advance of the Olympic Games that will be hosted by London in 2012.
Diploma Director Jonathan Sergison. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Walter Angonese
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Marc Collomb
- Yvonne Farrell and Shelley McNamara
- Julian Lewis
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, courses, diploma
Descrizione del progetto
Context:
Since the Middle Ages Uxbridge Road has been an important thoroughfare. Acton, situated about 5 miles west from Hyde Park, was a popular refreshment stop along the road from London to Oxford. Today this small 'village' is embedded within the suburban sprawl development of West-London. Uxbridge Road has become the new reference for the surroundings. Like a valley, the High Street is collecting activities and local services related to the adjacent residential areas. But above all, Uxbridge Road is dominated by the heavy car traffic, being still one of the main transport corridors running westwards from London. The variety of small shops, restaurants and other services concentrated along the Road demonstrates that the High Street has become a common territory of numerous communities of different cultures and social status.Project:
On this site, Acton Hill, a tram depot was built in 1895, successively used by horse trams, electric trams, trolley buses and in the end as a bus depot. When I visited my site, this depot was already demolished, except for two of the external brick walls. My project was inspired by the traces of this huge building and their capacity to organize the transformation of the site through time, like the existing small houses attached to the seven meter high walls.
Rather than completing the demolition of the former tram depot, my intention is to use this area as a new central open space around which the new residential buildings are organized. The suggestion is to design ‘inhabited walls’ between the urban context and the new secret garden: a peaceful and quiet place, where people can escape from the noise of the busy High Street. The public library, conceived as a 'promenade architecturale' facing the secret garden, forms the inner border of the ‘inhabited walls’. The new houses, set at the external perimeter of the depot's original footprint, thicken this walls surrounding the garden. The idea is to interlock the two worlds - 'private living' and 'public space ' - and explore the theme of 'enclosure' as a new centrality. In this sense the library - a public building by definition - is an introverted construction which at certain points breaks through the wall, entering in dialogue with the city. On the other hand, private worlds are extended by a view over or through the walls into the secret garden.Housing Typologies:
- Housing facing Uxbridge Road: Eight new 'Tower Units', 4.5 m thin and up to 27 m deep, contain a small shop facing the street on the ground floor (62-78 m2), a Loft apartment facing the street and the public garden on the first floor (112-132 m2), and then divide up into a Duplex towards Uxbridge Road and a Triplex with a terrace on the roof of the libraries main reading room. 'Light-chimneys' and an internal courtyard provide the deep units with light and air.
- Housing facing Gunnersbury Lane (East) and Denehurst Gardens (West): Towards East and West the project proposes the alternation of three-storey houses and slightly elevated private gardens. The houses are mainly orientated towards their garden (south), communicating with the city through the 4.7 m thin street facade. The deepness of each House varies according to the distance between the street and the original traces of the tram depot and their areas vary from the smallest house with 81 m2 to the biggest house with 196 m2.
Towards Gunnersbury Lane, the five new houses are on one side attached to the wall of the secret garden. Towards Denehurst Gardens, related to the original walls of the Tram Depot, the idea of the four new houses is to catch a view beyond the wall, offering a 'window niche' overlooking the secret garden.Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Stefanie Häusler / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Jessica Stuecklin, Svizzera
people_outline www.archiprix.org
Anno accademico 2009-2010
Atelier: Quintus Miller
Progetto: Area Stazioni ferroviarie, Varese
Commissione
Arch. Franz Graf, Arch. Bruno Keller, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Marco Ortalli, Eligio Boni, Prof. Howard Burns
Tema lavoro di diploma
Varese*
Il lavoro di Diploma per l'anno accademico 2009-2010 intende affrontare i problemi connessi alle trasformazioni architettoniche e urbane della città di Varese indotte dai recenti sviluppi che il territorio ha evidenziato.
Tale progetto è nato dalla convinzione che l'indispensabile soluzione dei problemi che sorgono nell'organismo di una città va vista in stretta relazione con le infrastrutture viarie, il paesaggio e il contesto locale. Ciò costituisce un'occasione unica per la progettazione di nuove aree con soluzioni architettoniche che facciano emergere criteri di pianificazione attenti al tessuto sociale e a una migliore qualità della vita. Questa interpretazione del rapporto tra urbanistica e architettura sarà verificata attraverso la progettazione di spazi tipologici specifici e definiti in diverse zone della città, evidenziate dalle politiche gestionali del Comune e che riguardano temi aperti e da tempo dibattuti. In queste aree di studio sono previste profonde trasformazioni prefigurabili con nuovi insediamenti residenziali, culturali, sportivi, turistici, religiosi, infrastrutturali, artigianali, commerciali e sociali.
Il territorio di Varese rappresenta una condizione orografica piana e asciutta, poco adatta all'agricoltura e favorevole allo sviluppo dell'industria. La città, ubicata ai piedi del complesso montano del Sacro Monte e del Massiccio di Campo dei fiori, conta 84 000 abitanti ed è capoluogo di provincia dal 1927
Insediamento preistorico nel 2000 a.C. e importante sito in epoca romana, intorno all'XI secolo il suo nucleo originario diventa mercato di una certa rilevanza, essendo punto di incontro tra le genti d'oltralpe e la pianura per lo scambio di prodotti agricoli e artigianali. A partire dal XVI secolo si sviluppa il commercio della seta e intorno all'inizio del XVII secolo numerosi sono gli opifici sorti nella zona; dello stesso secolo è il Sacro Monte, percorso devozionale che al ritmo delle sue quattordici cappelle culmina al santuario di Santa Maria del Monte. La nobiltà locale, in questo stesso periodo, edifica ricche residenze affacciate sul lago. Alla fine del XVIII secolo Varese diventa sede della corte ducale di Francesco III d'Este, amministratore del Ducato di Milano. Nella seconda metà del XIX secolo i collegamenti ferroviari aprono nuovi sbocchi nazionali alle industrie locali, mentre lo sviluppo fuori delle mura ha inizio quando una serie di borghi (le "castellane") cominciano a saldarsi con il tessuto storico più antico; in questi spazi sorgono le ville liberty. L'espansione del secondo dopoguerra accelera il completamento edilizio del tessuto urbano esistente fino ai nostri giorni.
Il Diploma intende affrontare un lavoro di ricerca sulle diverse possibilità di conferire forma e dignità alle diverse scale del sistema urbano attraverso nuovi interventi che saranno riferiti a un pensiero più generale e strategico rispetto alla costruzione del nuovo tessuto cittadino.
Direttore del Diploma Mario Botta. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Varese*
The Diploma work for the academic year 2009-2010 intends to explore the problems involved in the architectural and urban transformations of the city of Varese caused by the recent developments in its territory.
This project grew out of the conviction that the indispensable solution to the problems that arise in the organism of a city should be viewed in close relation to road infrastructures, landscape and the local context. This constitutes a unique opportunity for the design of new areas with architectural solutions that emphasize planning principles with a concern for the social fabric and an improved quality of life. This interpretation of the relationship between urban planning and architecture will be verified through the typological design of specific and defined spaces in different zones of the city, given prominence by the administrative policies of the City of Varese concerning issues that have long been debated and remain unresolved. Far-reaching transformations are planned in these areas of study, prefigured with new residential, cultural, sporting, tourist, religious, infrastructural, artisanal, commercial and social developments.
The territory of Varese is flat and dry due to its orographic development, unsuited to agriculture but favouring the development of industry. The city, located at the foot of the mountain complex of the Sacro Monte and the massif of Campo dei Fiori, has 84 000 inhabitants and has been the capital of the province of Varese since 1927.
It was a prehistoric settlement in 2000 B.C. and an important site in Roman times. In the eleventh century its original core became a market of some importance, as a meeting place for people from beyond the Alps and those in the plain for the exchange of agricultural and craft products. The sixteenth century saw the first development of the silk trade and in the early seventeenth century numerous manufactories were set up in the zone. The seventeenth century also created the Sacro Monte, a devotional path lined with fourteen chapels and culminating in the shrine of Santa Maria del Monte. In this same period the local nobility built rich residences facing the lake. In the late eighteenth century Varese became the seat of the ducal court of Francesco III of Este, administrator of the Duchy of Milan. In the second half of the nineteenth century rail links opened up new national outlets for local industries, while development outside the city walls began when a series of villages (the "castellane") begin to be fused with the city's most ancient historical fabric. In these spaces villas in Liberty (Art Nouveau) style were built. After World War II expansion accelerated infill building in the urban fabric existing down to the present.
Diploma Director Mario Botta. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- Quintus Miller
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
Obiettivo del masterplan sviluppato è di ridensificare l’area e organizzare un sistema più chiaro di strade, piazze ed edifici di riferimento, capace di ricollegarsi alla struttura preesistente della città. È stato quindi prolungato l’asse principale che delimita il centro storico fino alla nuova piazza, tematizzata dal mercato coperto e dalla nuova stazione. Quest’ultima, posta all’incrocio delle due linee ferroviarie, viene pensata non come un semplice edificio funzionale ma come un nuovo centro di riferimento, nel rispetto della vocazione policentrica della città. Il suo carattere massivo è di natura urbana e presenta alcune caratteristiche che si rifanno alle preesistenze, come per esempio il grande portico che circonda l’edificio al piano terreno.
La presenza importante delle due linee ferroviarie e delle due relative stazioni hanno limitato la riqualificazione del sito di progetto nell’arco del tempo. In questo modo infatti si é creato un grande “vuoto“ nel tessuto urbano senza particolari qualita’ che ha impedito uno sviluppo coerente della piazza stessa e dell’area circostante.
A partire da queste premesse è stato sviluppato un masterplan che tentasse di ridensificare l’area ed organizzare un sistema piu’ chiaro di strade, piazze ed edifici di riferimento, capace di ricollegarsi alla struttura preesistente della città. Per fare cio’ è stato prolungato l’asse principale che delimita il centro storico fino alla nuova piazza, tematizzata dal mercato coperto e dalla nuova stazione. Quest’ultima viene pensata non solo come un edificio funzionale, ma anche come un nuovo centro di riferimento per la città, tentando cosi’ di rispettarne la vocazione policentrica.
Essa è posta poprio sull’incrocio delle due linee ferrate cosi’ da approfittare della distanza minima che le separa e per trasformare questa caratterstica in una opportunità per la progettazione della stazione.
Il suo carattere massivo è di natura urbana e presenta alcune caratteristiche che si rifanno alle preesistenze, come per esempio il grande portico che circonda l’edificio al piano terreno.
Le funzioni della stazione cosi’ come l’accesso al terminal degli autobus e ai binari avviene tramite la grande hall coperta, tematizzata dalla sua spazialità e dalla sua luce particolare oltre che dalla presenza di numerosi negozi e di spazi polifunzionali. Le dimensioni permettono inoltre di organizzarvi eventi pubblici e culturali, garantendone un uso continuo.The aim of the master plan developed is to redensify the area and organize a clearer system of streets, squares and landmark buildings, capable of relating to the existing structure of the city. So the project prolongs the principal axis which delimits the old town centre as far as the new square, themed by the covered market and the new station. The latter, situated at the junction of the two railway lines, is designed not merely as a functional building but as a new landmark which respects the polycentric pattern of the city. Its massive character has an urban quality and it has a number of features that draw on existing structures, such as the large portico surrounding the building on the ground floor.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Jessica Stuecklin / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Chloe Portelette, Francia
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Anno accademico 2008-2009
Atelier: Marianne Burkhalter e Christian Sumi
Progetto: Alloggi per studenti, Le Vallon, Losanna
Commissione
, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Alessandro Scandurra, Eligio Boni
Tema lavoro di diploma
Losanna*
Il Diploma 2009 è dedicato a Losanna e al progetto Métamorphose. Si tratta di un programma ambizioso con cui il governo locale intende rimettere in gioco il destino della città attraverso precise scelte politiche operate a sostegno di una rinnovata qualità urbana (abitazioni, commercio, attrezzature pubbliche, trasporti). Il progetto Métamorphose tenta di compiere una sintesi coerente tra le dinamiche in atto nella città di Losanna, cercando di coniugare un programma di sviluppo sostenibile con il nuovo piano urbanistico e con l'apertura della linea 2 della metropolitana; un insieme di fattori alla base di una grande e importante trasformazione urbana che sarà attuata nei prossimi quindici anni e che riguarderà una superficie urbana di 67 ettari e in particolare due siti: l'area sud (Vidy, Bourdonnette), sulla quale sorgeranno nuove attrezzature pubbliche di rilievo, come lo stadio e la piscina olimpica, e l'area nord (Plaines du Loup, Pontaise), destinata alla realizzazione di un eco-quartiere sul sito della Pontaise.
Ma i temi e i luoghi scelti per il lavoro di Diploma riguardano anche altre parti della città, esterne al progetto Métamorphose, che coinvolgono problematiche connesse al restauro, al disegno del paesaggio e all'assetto più generale del territorio. Il progetto su Losanna è dunque un pretesto per ripensare la città nelle sue parti e nei suoi rapporti, lavorando intorno al significato stesso di città contemporanea, un concetto sfuggevole e incerto sul quale si innesterà una riflessione svolta a diverse scale, su diversi temi e con diverse aree d'intervento.
La città, intesa come grande artefatto, rappresenta il terreno d'indagine e di riflessione. I caratteri, gli spazi, le parti di cui si compone definiscono un'immagine più o meno coerente, il tentativo è di superare il disegno del singolo oggetto architettonico, cercando di costruire nuovi frammenti, nuove parti di una città possibile.
Direttore del Diploma Marc Collomb. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- Henk Hartzema
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Lausanne*
The Diploma 2009 is devoted to Lausanne and the Métamorphose project. This is an ambitious program by which the local authority intends to relaunch the city through precise political choices made to sustain a renewed urban quality (housing, shops, public facilities, transport). The Métamorphose project seeks to create a coherent synthesis between the dynamics under way in the city of Lausanne by combining a program of sustainable development with the city's new master plan and with the opening of the subway Line 2; a set of factors which will underpin a large and important urban transformation to be carried out over the next fifteen years and which will affect an urban surface area covering 67 hectares and in particular two sites: the south area (Vidy, Bourdonnette) on which will rise new major public facilities, such as the stadium and the Olympic pool, and the north area (Plaines du Loup, Pontaise), intended to create an eco-district on the Pontaise site.
But the themes and chosen locations for the Diploma work also Involve other parts of the city, lying outside the Métamorphose project, which entail issues bound up with restoration, the design of the landscape and the more general organization of the territory. The project on Lausanne is therefore an opportunity to rethink the city in its parts and relationships, working on the very meaning of the contemporary city, an elusive and uncertain concept which will be combined with refl ection on different scales about different topics and with different areas of intervention. The city, understood as a large artefact, represents the field of inquiry and reflection. Its characteristics, spaces and the parts of which it is composed define a more or less coherent image. Our purpose is to move beyond the design of the individual architectural object and seek to build new fragments, new parts of a possible city.
Diploma Director Marc Collomb. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Michele Arnaboldi
- Martin Boesch
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marianne Bukhalter e Christian Sumi
- Antonio Citterio
- Marc Collomb
- Henk Hartzema
- Valerio Olgiati
- Jonathan Sergison
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
Partendo dai principi sui cui si basano le CSH 21 e 22 di Pierre Koenig (standardizzazione, interazione interno/esterno, rapporto stretto con la natura) il progetto propone una tipologia di case per studenti attraverso la forma di un modulo longitudinale di 4,70 x 20 m. Il modulo di base, concepito per due studenti, si articola in due camere diametralmente opposte, con spazio comune centrale (salotto/cucina). La facciata si sviluppa in elementi verticali fissi che permettono, attraverso differenti angoli di apertura, di variare la vista sull’esterno e l’apporto luminoso all’interno: minore per l’ingresso e la zona di lavoro, maggiore per le camere e lo spazio comune. I pannelli in legno funzionano come frangisole e al tempo stesso assicurano la stabilità dell’edificio. Declinati in appartamenti per quattro persone, per addizione verticale o orizzontale, i moduli si assemblano su tre piani. La loro giustapposizione permette, ad ogni livello, la creazione di spazi di servizio e di spazi comuni. Poiché il pianoterra si offre allo spazio pubblico, ogni unità poggia su un sistema di pilotis, venendo così a creare una passeggiata da una parte all’altra del Vallon che richiama i passaggi coperti di Losanna.
Secondo le connessioni Est/Ovest richieste dalla città, tre zone distinte, dividono e ritmano lo spazio pubblico : una prima zona connessa direttamente con la città, SAS di transizione; una seconda zona con i giardini; ed una terza attorno alle nozioni di parco. Questa espansione è resa possibile grazie alla giustapposizione differente di tre tipi di moduli (2+4+2, 2+4+2+2, 2+4+4+2); di più in più grandi, o della città alla campagna. La creazione di terrazze offerte agli studenti e agli abitanti di Lausanne, dentro la continuità della passeggiata su pilotis, permette di connettere i moduli tra loro e di sottolineare il limite lineare tra la « vallé » e le scarpate. L’impianto degli edifici, da una parte all’altra della valle, crea una spazio pubblico verde per la città, come un trancio di luce dentro una natura densa e selvaggia. Gli studenti vivono cosi tra due nature.
I passaggi che da una zona all’altra si organizzano secondo assi di connessione Est/Ovest, uniscono le infrastrutture della città e creano delle piazze. Le loro entrate sono materializzate te grazie al pianoterra degli edifici pubblici che accolgono libreria, caffetteria, lavanderie, …
Infine l’asse principale che va da Nord/Sud del sito è accompagnato dalla riemersione del fiume le Flon, che con la preoccupazione della preservazione della storia del sito, riprende il suo posto dentro il Vallon.Starting from the principles underpinning Pierre Koenig’s CSH 21 and 22 (standardization, interior/exterior interaction, close ties with the natural setting), the project presents a typology of student housing in the form of a longitudinal module measuring 4.70 x 20 m. The basic module, designed for two students, is divided into two diametrically opposed bedrooms, with a central common area (living room/kitchen). The facade is developed as fixed vertical elements which make it possible, by the different angles of the apertures, to vary the view outdoors and the amount of light shed inside: less for the entry and work area, more for the bedrooms and common space. The wooden panels function as shading devices while also ensuring the stability of the building. Inflected in apartments for four inhabitants, by vertical or horizontal addition, the modules are assembled on three floors. Their juxtaposition allows the creation of service areas and common areas at each level. Because the ground floor is used as a public space, each unit is based on a system of pilotis which thus creates a path running from one side of the valley to the other, recalling the covered passageways in Lausanne.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Chloe Portelette / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Francesco Ricci, Italia
people_outline ch.linkedin.com
file_download scarica curriculum (.pdf)Anno accademico 2007-2008
Atelier: Aurelio Galfetti
Progetto: La città del vino a Claro, Ticino
Commissione
Arch. Aurelio Galfetti, Arch. Franz Graf, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Ivano Gianola, Eligio Boni
Tema lavoro di diploma
Alptransit*
Il lavoro di Diploma per l'anno accademico 2007-2008 intende affrontare i problemi connessi alle trasformazioni del territorio della "Città Ticino" indotte dalla realizzazione della ferrovia ad alta velocità secondo il progetto Alptransit. Tale progetto era nato dalla convinzione che l'indispensabile soluzione dei problemi della viabilità internazionale su ferro e su gomma, pubblica e privata - ovviamente vista in stretta relazione con la viabilità locale -, costituisca un'occasione unica per la progettazione di un nuovo territorio, diverso e migliore, di quello realizzato con i criteri della pianificazione territoriale del secolo scorso.
Questa interpretazione del rapporto tra urbanistica e architettura sarà verificata attraverso la progettazione di spazi pubblici particolari, in diverse zone toccate dal tracciato della nuova ferrovia, nei suoi tratti a cielo aperto compresi tra il portale sud della galleria di base del Gottardo e il portale nord della galleria del Monte Olimpino, che da Chiasso porterà l'Alptransit in Italia. In queste zone (Bodio / Biasca, Claro / Castione, Sementina / Camorino, Lugano / Pian Scairolo, Mendrisio / Stabio, Chiasso / Como) sono immaginabili profonde trasformazioni territoriali, che si accompagnano a nuovi insediamenti residenziali, commerciali artigianali, sportivi eccetera, generati dalla nuova viabilità.
Sostanzialmente il Diploma si interroga sulla possibilità di conferire forma e dignità alla città che nasce lungo le vie di comunicazione. I nuovi insediamenti dovranno riferirsi a un progetto strategico di tracciato e alla proposta di nuovi spazi pubblici assolutamente necessari per una corretta costruzione della città.
Direttore del Diploma Aurelio Galfetti. Assistenti Ursula Bolli e Gianluca Gelmini.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marc Collomb
- Aurelio Galfetti
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Alptransit*
The Diploma work for the academic year 2007-2008 will deal with the problems entailed by the transformations of the territory of "Ticino City" induced by the construction of the high-speed railway under the Alptransit project. This project grew out of the conviction that the indispensable solution to the problems of international circulation on rail and tyre, public and private - obviously seen in close relationship to the local road system - is a unique opportunity for planning a new territory, different from and better than that created on territorial planning principles in the past century.
This interpretation of the relationship between urban planning and architecture will be verified through the planning of special public spaces, in various zones affected by the course of the new railway line, in open-cut sections included between the south portal of the base tunnel of St Gothard and the north portal of the tunnel of Mount Olimpino, which will take the Alptransit through Chiasso to Italy. In these zones (Bodio / Biasca, Claro / Castione, Sementina / Camorino, Lugano / Pian Scairolo, Mendrisio / Stabio, Chiasso / Como) we can imagine deep-seated territorial transformations, accompanied by new developments (residential, commercial, manufacturing, sporting, etc), generated by the new roads. Essentially the Diploma will examine the possibility of conferring form and dignity on the city that will grow up along the major roads of communication. The new developments should be related to a strategically designed layout and plans for new public spaces which are absolutely essential for the correct construction of the city.
Diploma Director Aurelio Galfetti. Assistants Ursula Bolli and Gianluca Gelmini.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marc Collomb
- Aurelio Galfetti
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
L’intervento, a livello di masterplan generale, comprende l’area della Riviera che si estende da Castione a Biasca e mira ad una riqualificazione della regione partendo dal suo potenziale paesaggistico per integrarlo al futuro passaggio della linea dei treni ad alta velocità. I progetti che attualmente interessano questo territorio prevedono la collocazione a Biasca, nelle vicinanze del portale della galleria del Gottardo, di una stazione di servizio per l’AlpTransit e la destinazione di Castione quale capolinea della rete del Tilo, la linea ferroviaria che collega il Ticino alla Lombardia. Tali progetti, maturati in tempi diversi e con esigenze diverse, mancano di una visione d’insieme e non considerano quella grande porzione di territorio che sta tra le due cittadine destinata a crescere senza regole e ordine. Il masterplan sviluppato in sede di diploma prevede invece di spostare il capolinea del Tilo a Biasca per integrarlo in un nuovo comparto che includa anche la stazione dell’AlpTransit. Verrebbe così a spostarsi più a nord il baricentro dello sviluppo industriale mentre la zona compresa tra Castione e Biasca acquisterebbe maggiore importanza. E’ stato quindi progettato un parco fluviale lungo le sponde del Ticino che si unisce ai percorsi turistici della “strada del vino”, che attraversano tutto il Cantone, e che rispettano la destinazione agricola di questo territorio. Il comparto di Castione diventa così la testa di un nuovo sistema per il parco fluviale e viene valorizzato con l’inserimento di quattro torri residenziali. Per quanto riguarda i paesi della Riviera, invece, si è deciso di contenere il più possibile la loro crescita e di concentrare lo sviluppo della zona in soli tre punti legando questi momenti a dei temi particolari: sorgeranno così in tre luoghi distinti, individuati come zone marginali e di transito tra i diversi paesi, la “città della pietra”, la “città dello sport” e “la città del vino”.
In particolare, per quanto riguarda la collocazione della “città del vino”, è stata scelta l’area di Claro, una zona già conosciuta per la coltivazione della vite. Questo nuovo polo non sarà però destinato unicamente alla produzione, ma anche alla formazione e alla promozione turistica: il suo programma comprende, oltre ad una cantina e ad un’azienda agricola, anche scuole di enologia, laboratori di biotecnologia, un museo e un centro di degustazione.
La costruzione del complesso è legata soprattutto alla progettazione della campagna e dei terrazzamenti nella zona compresa tra la sponda del fiume e la linea della ferrovia, un’area attualmente priva di una forte identità e una precisa destinazione d’uso. L’idea principale è quella di costruire un vigneto utilizzando il materiale di scavo delle gallerie dell’AlpTransit che vanno da Biasca a Claro e da Claro a Sementina. Il materiale potrà essere raccolto in grandi terrapieni che diventeranno la base dei nuovi terrazzamenti per la coltivazione della vite e delimiteranno i percorsi del parco che attraversano la campagna.
Il centro enologico, invece, costituisce l’elemento conclusivo di questa passeggiata e si configura come un ponte che lega le due sponde del fiume e due momenti diversi del parco agricolo. I percorsi tra i terrazzamenti vengono integrati nel complesso e lo suddividono in tre zone distinte anche dal punto di vista funzionale, tale separazione è rafforzata dalla presenza di tre piazze che fanno da cerniera tra le diverse aree. Ulteriori accessi sono garantiti dall’autostrada, dalla strada cantonale e dalla linea ferroviaria, di cui è stata prevista una fermata-stazione all’interno del complesso.
Una base in cemento, simile a quella dei terrapieni della vigna, viene utilizzata per uniformare l’attacco a terra dei singoli edifici e per integrarli nell’insieme della campagna. I padiglioni saranno poi rivestiti con una lamiera forata secondo un pattern con buchi di grandezza diversa per permettere di variare, secondo le esigenze, la quantità di luce e aria che filtra all’interno e di ottenere particolari effetti di luminosi nei diversi ambienti.The master plan recommends that the growth of the towns of the Riviera should be contained as far as possible and the development of the region concentrated in three distinct localities, identified as marginal and transit areas: the “stone city”, “sports town” and “wine town”. In this last case the choice fell on the Claro area, already well known for viticulture. The new pole will not be devoted only to the wine making but also to training and promotion of tourism: the program includes not only a winery and an agricultural estate, but also wine-making schools, biotechnology laboratories, a museum and a wine-tasting centre. The construction of the complex is bound up above all with the planning of the countryside and the terracing of the land in the area lying between the riverside and the railway line. The idea is to lay out a vineyard using the material from the excavations for the Alptransit tunnels from Biasca to Claro and from Claro to Sementina. The wine centre takes the form of a bridge connecting the two sides of the river and two different zones of the rural park. The paths leading among the terraces will be integrated into the complex and subdivide it into three functionally distinct areas. This separation will be marked by the construction of three piazzas linking the different areas. Further points of access are provided by the freeway, the cantonal road and the railway, with a station included inside the building complex.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Francesco Ricci / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto David Bellasi, Svizzera
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Anno accademico 2006-2007
Atelier: Luigi Snozzi
Progetto: Quartiere abitativo ex cava di ghiaia Olten Südwest
Commissione
Arch. Aurelio Galfetti, Arch. Franz Graf, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Peppo Brivio, Eligio Boni
Motivazione
Il progetto premiato propone in modo intelligente di creare una topografia artificiale nel sito di una ex-cava in prossimità del centro storico di Olten, riutilizzando i materiali di scavo delle gallerie dell'Alp-Transit per formare una serie di terrazzamenti paralleli.
Il progetto dimostra una grande maturità dello studente David Sellasi nel disegnare con precisione il nuovo paesaggio artificiale, in modo da conformare il contesto "geografico" di un nuovo quartiere residenziale.
Grazie alla formazione di un pendio del tutto artificiale, le nuove case sfruttano una condizione ambientale molto positiva, con un'organizzazione verticale dell'alloggio che varia ad ogni piano, fino al piano superiore in cui una grande cucina-soggiorno si espande all'esterno in una ampia terrazza verde.
La qualità del progetto si manifesta anzitutto nella raffinata sensibilità topografica, che valorizza l'area come transizione tra il "piano campagna", a quota superiore, e il "piano della città", a quota inferiore dove viene situata la maglia stradale.
La giuria ha apprezzato in particolare l'originale interpretazione del tema del "quartiere abitativo" in un'area di risulta della prima periferia della città di Olten: invece di dare preminenza alla presenza delle singole case, il progetto valorizza un principio di decisa "costruzione volontaria" del sito, privilegiando la dimensione "topografica" rispetto alla dimensione "tipologica" del progetto urbano.
Le case singole appaiono ben studiate e propongono una buona qualità abitativa, con una variazione sottile nell'organizzazione delle piante, basata sull'articolazione tra un volume "a torretta" e un corpo basso terrazzato.Tema lavoro di diploma
Olten*
Fra le diverse aggregazioni di città contemporanee svizzere (come ad esempio Ginevra, Zurigo, Berna, San Gallo, Winterthur o Friburgo), abbiamo scelto il gruppo di cittadine dell'altopiano formato da Olten, Aarau, Zofingen. Quest'area, pur costituendo come tutti gli insediamenti diffusi contemporanei un insieme molto complesso, presenta alcuni elementi geografici forti e alcune caratteristiche strutturali relativamente semplici che giustificano un lavoro di progettazione da svilupparsi in 14 settimane.
All'interno di un'analisi delle dinamiche territoriali dell'area, il Diploma tenderà ad affrontare in particolare il tema dell'abitazione nella città contemporanea svizzera, concentrandosi sull'esempio di Olten. La città di Olten ha infatti un nutrito programma di housing in cui si prevede la realizzazione di abitazioni di tipi molti diversi tra loro. Oltre al tema della residenza, Olten si presta anche ad affrontare temi architettonici come il museo, la stazione ferroviaria, il centro commerciale, tipologie che non andrebbero mai affrontate disgiuntamente dai temi dell'abitazione e del progetto urbano complessivo. A tale proposito si vorrebbe che ogni atelier di progettazione affrontasse la questione abitativa mettendola in relazione con gli altri temi citati, in modo tale che ciascuno offra una visione della città articolata nelle sue varie componenti.
Direttore del Diploma Aurelio Galfetti. Assistente Ursula Bolli.
Atelier professori responsabili
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marc Collomb
- Aurelio Galfetti
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Olten*
Among the various aggregations of contemporary Swiss cities (such as Geneva, Zurich, Berne, San Gallo, Winterthur or Freiburg), we have chosen the group of towns on the Plateau consisting of Olten, Aarau and Zofingen. This area, while forming a very complex whole, like all contemporary diffused settlements, also embodies certain prominent geographic factors and some relatively simple structural features that justify an architectural project to be completed in 14 weeks.
As part of the analysis of the territorial dynamics of the district, the diploma course will seek specifically to explore the theme of housing in the contemporary Swiss city, concentrating on the example of Olten. Olten has an extensive housing program which envisages construction of widely different types of homes. Apart from the theme of housing, Olten also lends itself to the study of architectural subjects such as the museum, railway station and shopping mall, typologies that should never be studied separately from housing and the overall urban project. To attain this object it is desirable that each of the architectural design studios should address the subject of housing by relating it to the other topics mentioned, so that each design studio provides a view of the town articulated in its various components.
Diploma Director Aurelio Galfetti. Assistant Ursula Bolli.
Design Studios Professors in Charge
- Francisco e Manuel Aires Mateus
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Marc Collomb
- Aurelio Galfetti
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
Il progetto si basa sull’ipotesi di un futuro spostamento della linea ferroviaria Olten-Solothurn, elemento ostacolante all’espansione di Olten. La posizione favorevole del sito permette una relazione sia con l’aperta campagna sia con la città. L’estrazione di ghiaia per la fabbricazione di cemento ha lasciato una cava di forma pressoché rettangolare, che si sviluppa orizzontalmente al livello altimetrico della città andando a scavare la pianura alta caratterizzata da campi agricoli. Questa differenza altimetrica tra città e campagna rappresenta la generatrice principale del progetto. L’idea è di prolungare il livello della pianura verso la città con dighe fatte con il materiale estratto dallo scavo del nuovo tunnel ferroviario del San Gottardo, NEAT, portato sul posto con la ferrovia. Si crea così un paesaggio artificiale che permette l’interpenetrazione di campagna è città all’interno del quartiere è allo stesso tempo la loro separazione in altezza. Le abitazioni proposte in forma di case singole, tipologia prevalente nell’area, si appoggiano ai fianchi delle dighe e collegano il livello basso della città con il livello alto della campagna.
The project is based on the hypothesis of a future alteration to the course of the Olten-Solothurn railway line, which currently obstructs Olten’s expansion. The favourable position of the site allows for close ties with both the open countryside and the town. The extraction of gravel for the manufacture of cement has left a nearly rectangular quarry extending horizontally on the same level as the town before cutting into the upper plain with its farmland. This difference in grade between town and countryside is the principal generator of the project. The idea is to prolong the level of the plain towards the town with dykes made using the material excavated from the new Saint Gotthard railway tunnel (NEAT), brought to the site by rail. This will create an artificial landscape which will allow town and country to interpenetrate within the quarter and at the same time keep them separate by a difference in height. The accommodation proposed takes the form of detached houses, the prevalent typology in the area, resting against the sides of the dykes and linking the lower level of the town with the upper level of the countryside.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di David Bellasi / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Alessandro Martinelli, Italia
Anno accademico 2005-2006
Atelier: Mario Botta
Progetto: Porto Marghera, edificio polifunzionale e Terminal passeggeri acqua terra
Commissione
Arch. Giraudi, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Raffaele Cavadini, Eligio Boni
Tema lavoro di diploma
Venezia*
Per il Diploma di quest'anno, la scelta di intervenire sulle aree limitrofe alla Venezia storica, che si distribuiscono in particolare nella zona lagunare di Marghera e Mestre, è dovuta al fatto che esse propongono un panorama particolarmente complesso di problemi progettuali legati agli attuali processi di modernizzazione e di riconversione, sia dei paesaggi tradizionali, sia dei precedenti insediamenti industriali.
L'area metropolitana “continentale” di Venezia rappresenta un territorio spesso frammentato ma anche scandito da presenze storiche e segnato da grandi segni della stagione industriale del secondo dopoguerra. Ciò permette ai progetti di interrogarsi sui problemi generali della riconversione territoriale in termini infrastrutturali, senza dimenticare le domande ecologiche sollevate in particolare dal tema delle bonifiche dei suoli. Ma un'area cosiffatta si presta anche a capire le dinamiche odierne della mobilità sul territorio legata tanto all'economia del Nordest quanto alla rete dei servizi necessari alla gestione della Venezia turistica. Inoltre, la presenza di cospicue eredità architettoniche industriali, suggerisce che alcuni progetti si interroghino sulle metodologie e le tecniche del loro riuso.
Ogni atelier di Diploma, quindi, avrà un proprio luogo specifico di intervento, cui corrisponderà anche una tematica privilegiata, da inquadrare comunque in una riflessione generale sulla riconversione integrata del territorio metropolitano di Venezia.
Direttore del Diploma Mario Botta. Assistente Ursula Bolli.
Atelier professori responsabili
- Manuel Aires Mateus
- Valentin Bearth
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Aurelio Galfetti
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Heinz Tesar
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Venice*
The choice of the areas bordering on historical Venice, distributed mainly on the lagoon zones of Marghera and Mestre, is owing to the fact that they involve a particularly complex range of project issues bound up with the current processes of modernization and conversion of both traditional landscapes and brownfield sites.
Venice's metropolitan area on the mainland is a territory that is largely fragmented but also studded with historical remains and marked by great signs of its industrial heyday in the post-war period. This makes it possible for the projects to explore the general problems bound up with territorial conversions in infrastructural terms, without forgetting the ecological issues raised in particular by reclamation of these zones. But an area of this kind will also enable us to understand the current dynamics of mobility in the territory bound up both with the economy of the North-East of Italy and the network of services requisite to favour tourism in Venice. In addition, the presence of a substantial legacy of industrial architecture suggests that some projects should explore methods and techniques for their reuse.
So each Diploma design studio will have its own specific sphere of action, corresponding to a privileged theme, to be framed within a general study of the integrated conversion of Venice's metropolitan territory.
Diploma Director Mario Botta. Assistant Ursula Bolli.
Design Studios Professors in Charge
- Manuel Aires Mateus
- Valentin Bearth
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Aurelio Galfetti
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Heinz Tesar
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Alessandro Martinelli / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Anna Medeossi, Italia
Anno accademico 2004-2005
Atelier: Luigi Snozzi
Progetto: Il canale Piovego, riscoperta e trasformazione di un territorio, Padova
Commissione
Prof. Jacques Gubler, Arch. Luigi Snozzi, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Ivano Gianola, Eligio Boni
Motivazione
Intitolato Il canale Piovego, riscoperta e trasformazione di un territorio, il diploma di Anna Medeossi s'inserisce nella cornice di un laboratorio chiamato Città di Padova, ridisegno della periferia.
Il lavoro dimostra una gran chiarezza nella comunicazione visiva, immediata, dei contenuti. Il progetto offre la sintesi s di un percorso individuale segnato dall’insegnamento di tre professori all’Accademia. Il risultato riunisce architettura e paesaggio all’interno di una riflessione personale che procede dalla scala 1:10000 alla scala 1:1. L’intervento nello spazio cerca di collegarsi all’intervento nel tempo. Il lavoro illustra la filosofia del Premio Boni, il cui regolamento dice al paragrafo 3: “Sarà premiato chi nel progetto dimostrerà particolare sensibilità rispetto al territorio in generale, contribuendo in modo creativo alla qualità di vita degli individui e della collettività.
Tema lavoro di diploma
Padova*
La scelta di Padova come luogo dei progetti di Diploma è legata al fatto che essa propone oggi i temi complessi della contemporaneità nell'area mediterranea, contraddistinta storicamente da una forte identità culturale. Nel contesto del cosiddetto Nordest d'Italia, Padova rappresenta il "centro" di un insieme di città (Venezia, Treviso, Vicenza eccetera) che di fatto pongono le basi per un'area metropolitana. Si propone quindi come strumento per intervenire sulla città attuale il progetto architettonico distinto dal progetto urbano in quanto non legato al tempo; esso può e deve essere realizzato nella sua completezza fin dall'inizio. Ogni atelier avrà quindi come luogo d'intervento il territorio metropolitano con particolare attenzione alla città e alla sua immediata periferia. Ogni atelier potrà scegliere una zona di progetto e un tema.
Direttore del Diploma Luigi Snozzi.
Atelier professori responsabili
- Manuel Aires Mateus
- Valentin Bearth
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Roberto Collovà
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Heinz Tesar
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Fonte: arc.usi.ch, didattica, diploma
Padua*
The choice of Padua is bound up with the fact that today it embodies the complex themes of contemporary development in the Mediterranean area, distinguished historically by a strong cultural identity. Padua in the context of what is known as the "northeast of Italy" constitutes the "hub" of a cluster of cities (Venice, Treviso, Vicenza, etc.) that in actuality form the foundation for a metropolitan area. For this reason the architectural project is proposed as an instrument of intervention in the present city and is distinguished from the urban project because it is not time-bound: it can and should be realized as a complete whole right from the start. Each design studio will therefore take the urban territory as its place of intervention, with a special concern for the city and its immediate periphery. In the intervention each design studio will be able to choose a project zone and a topic.
Diploma Director Luigi Snozzi.
Design Studios Professors in Charge
- Manuel Aires Mateus
- Valentin Bearth
- Esteban Bonell
- Mario Botta
- Roberto Collovà
- Valerio Olgiati
- Luigi Snozzi
- Heinz Tesar
- Elia Zenghelis
- Peter Zumthor
* Source: arc.usi.ch, didattica, diploma
Descrizione del progetto
Il canale Piovego, riscoperta e trasformazione di un territorio, Padova
Il canale Piovego, scavato nel 1209 per congiungere Padova a Stra e quindi a Venezia attraverso il naviglio del Brenta, è la via d'acqua più trafficata e storicamente più importante del territorio padovano. A partire dal '500 l'intero tragitto fluviale diviene uno spazio scenico di rappresentazione in cui le facciate delle ville, i muri, i giardini, i filari d'alberi, concorrono a formare una struttura paesaggistica dotata di profondità: sistemi di viste raccordano in sequenza gli elementi della più estesa macchina territoriale. Le ville non sono soltanto una struttura architettonica, ma un vero e proprio sistema urbanistico e territoriale che pone in relazione l'oggetto architettonico con il suo ambiente produttivo e figurativo, come teorizzato da Palladio.
Oggi la diffusione di una residenza anonima e indifferente al luogo, la lottizzazione e la privatizzazione eccessive, la tutela limitata all'edificio senza il suo contesto, la creazione di tratti di strada di servizio sugli argini, accanto allo sviluppo della grande area industriale padovana, alterano o negano questo rapporto fra elementi del territorio.
Il progetto propone di ritrovare la relazione fondamentale con il canale a partire proprio dalla strada che sostituisce l'acqua quale principale via di comunicazione e attrazione per residenza e attività: un parcheggio e un "imbarcadero" ripetuti rendono riconoscibili quattro diversi spazi pubblici caratterizzati come elementi di "lunga durata" del paesaggio delle ville venete: lunghi filari di pioppi e una nuova "villa" con il suo giardino. Vengono così rivalutate vecchie tracce e vecchie relazioni in un nuovo modo di vivere lo stesso paesaggio sull'acqua: nuovamente non un fondale piatto ma una sequenza di spazi che in profondità legano al canale Noventa Padovana e le sue vecchie ville, i nuovi insediamenti residenziali di Noventana e la zona produttiva industriale di Padova.
Tavole del progetto
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Anna Medeossi / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Mitsunori Sano, Giappone
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Anno accademico 2003-2004
Atelier: Heinz Tesar
Progetto: Museo di scultura contemporanea Yasuko, Tokio
Commissione
Arch. Raffaele Cavadini, Arch. Alfredo Pini, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Ivano Gianola, Eligio Boni
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Mitsunori Sano / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Lidor Gil-Ad, Israele
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Anno accademico 2002-2003
Atelier: Peter Zumthor
Progetto: Stazione Centrale, Barcelona
Commissione
Pres. Arch. Marc-Henry Collomb, Arch. Gabriele Cappellato, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Ivano Gianola, Eligio Boni
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Lidor Gil-Ad / Foto modello di Alberto Canepa.
Architetto Claudia Scholz, Germania
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Anno accademico 2001-2002
Atelier: Michel Desvigne
Progetto: Centro studi, Monte S.Giorgio, Ticino
Commissione
Pres. Arch. Marc-Henry Collomb, Arch. Gabriele Cappellato, Arch. Pierre Alain Croset, Arch. Ivano Gianola, Eligio Boni
© Copyright Accademia di architettura Mendrisio / Progetto di Claudia Scholz / Foto modello di Alberto Canepa.